Corinaldo, niente controlli e restyling:
così la Lanterna è diventata una trappola

Corinaldo, niente controlli e restyling: così la Lanterna è diventata una trappola
di Lorenzo Sconocchini
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Venerdì 8 Febbraio 2019, 10:03
ANCONA - Forse sarebbe bastata una passata di vernice antiruggine una volta l’anno, per scongiurare una strage, o almeno ridurre il numero dei morti. Perché erano corrose per la scarsa manutenzione fino ad assottigliarsi le balaustre in acciaio che sotto la pressione della folla hanno ceduto di schianto sulla rampa dell’uscita numero 3, trasformando la via di fuga dalla Lanterna Azzurra in una sorta di settore Z dello stadio Heysel: corpi ammassati in un groviglio di vite in bilico, urla disperate, il respiro che manca fino all’asfissia da schiacciamento. Lo scrive il consulente tecnico incaricato dalla Procura di stabilire se, nella strage avvenuta a Corinaldo la notte del 7 dicembre, abbiano giocato un ruolo decisivo le condizioni delle vie di fuga e altre caratteristiche strutturali della discoteca.
  
Il responso del colonnello Marcello Mangione, ingegnere del Genio dei carabinieri, è declinato in termini di certezza: «Trattandosi di una balaustra esterna ha patito, inevitabilmente nel tempo, gli effetti degli agenti atmosferici» scrive nella perizia consegnata lunedì scorso il consulente tecnico, che durante i sopralluoghi nella discoteca sotto sequestro da due mesi non ha rilevato «la presenza di vernice antiruggine sulla superficie di tutti gli elementi della balaustra». Risultato: le parti strutturali delle ringhiere risultavano «in condizione di pessima conservazione, in avanzato grado di corrosione ed evidente carenza di manutenzione». Quella balaustra, di remota e imprecisata installazione, concepita e realizzata in maniera artigianale, non era sottoposta da chissà quanto tempo a cure anti-invecchiamento, richieste ogni anno per le strutture in acciaio dalle normative sui locali di pubblico spettacolo.
Per il consulente dei pm Paolo Gubinelli e Valentina Bavai l’assenza di manutenzione è dimostrata anche dalle «parti lignee, anche di discreto diametro» trovate sulla ringhiera, «riconducibili a una siepe esistente su entrambi i lati che hanno letteralmente avviluppato» alcuni correnti, il corrimano della balaustra e anche il montante di sinistra. Poi c’erano difetti strutturali, come l’altezza di 87 cm, meno del metro richiesto.
E poi, circostanza forse ancora più grave, sul lato destro della via di fuga 3, la balaustra «è posta unicamente - fa notare il consulente - in corrispondenza del tratto di rampa inclinata e risulta invece assente lungo la scalinata a ventaglio».
 
Una trappola aggiuntiva probabilmente costata la vita a tre delle sei vittime, tra cui Eleonora Girolimini, la mamma senigalliese di 39 anni che cercava di proteggere la figlia undicenne accompagnata a vedere Sfera Ebbasta. È finita nella calca che l’ha uccisa cadendo dalla scalinata al termine della rampa, sul lato destro, vicino a un albero. Per il legale che assiste il vedovo e i quattro figli, l’avvocato Federica Ferro, la morte della mamma senigalliese e dei due ragazzini caduti in quel punto è addebitabile proprio alla mancanza della ringhiera lungo le scale.
La Girolimini, fa notare il legale, era stata tra i primi uscire sulla rampa all’esterno, in un deflusso accelerato dalla pendenza della passerella (inclinata del 20%, troppo secondo i periti) e quando si è trovata sul bordo della scalinata, senza ringhiera, sarebbe caduta sotto la spinta involontaria di quanti s’affrettavano dietro di lei. Su quella ringhiera mancante, come su tante altre irregolarità dell’uscita 3 (rampa troppo ripida, gradoni irregolari, porte troppo basse, fondo sdrucciolevole e altro) nulla ebbe da ridire la Commissione unica di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo dell’Unione dei Comuni Misa-Nevola, che il 12 ottobre 2017 diede il nulla osta per la licenza chiesta dalla Magic Srl.
 
È vero che quella commissione subordinò il via libera a 15 prescrizioni su altre presunte difformità, ordinando ad esempio di eliminare la vegetazione a ridosso del gruppo elettrogeno, di proteggere il quadro elettrico della sala con una barriera, integrare la cartellonistica delle vie di fuga, alzare i parapetti fino a un metro e dotarsi di una certificazione sul microclima. Ma poi il 20 ottobre, quando rilasciò l’autorizzazione, lo Sportello unico delle imprese sostanzialmente si sarebbe fidato di una specie di autocertificazione di Francesco Bartozzi, amministratore delegato della Magic Srl, che il 17 ottobre aveva dichiarato l’assolvimento delle prescrizioni. «Non risulta, agli atti, alcun sopralluogo di verifica successivo», scrive il consulente della Procura. E dalla perizia risulta che solo 7 prescrizioni vennero davvero assolte.
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