Guidava ubriaco, ha ucciso Saccio
Sette anni: il muratore in carcere

Guidava ubriaco, ha ucciso Saccio Sette anni: il muratore in carcere
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Venerdì 19 Gennaio 2018, 04:15
CORINALDO - Confermata in Cassazione la condanna a 7 anni di reclusione per Omar Turchi, il muratore che il 10 settembre 2013 ha investito e ucciso Francesco Saccinto. Per lui si apriranno a breve le porte del carcere, essendo la pena diventata definitiva.

La sentenza, arrivata nella serata di mercoledì, va a chiudere sul piano giudiziario una vicenda dolorosa per la comunità di Corinaldo, balzata oltre i confini cittadini per la battaglia portata avanti dalla famiglia perché venisse istituito il reato di omicidio stradale. Cosa che poi nel 2016 è avvenuta. Il 39enne di Corinaldo è stato condannato per omicidio colposo. La legge nel 2013, quando è avvenuto l’incidente, questo prevedeva. Era ubriaco. Aveva superato di quasi cinque volte il limite consentito dalla legge per mettersi al volante. Non aveva la patente. Gli era stata ritirata per due volte. Con il suo furgone ha centrato Francesco Saccinto. Il 14enne stava transitando in via degli Olmigrandi in motorino. Era diretto a casa di amici per mangiare una pizza e guardare una partita. Omar Turchi, tramite il suo legale, ha presentato ricorso alla sentenza pronunciata dalla Corte d’Appello. 

Anche in secondo grado aveva subito una condanna a 7 anni, che confermava la prima. L’ha impugnata sostenendo che i giudici non avevano tenuto conto delle attenuanti generiche, ossia della condizione psicologica dettata dall’essere tossicodipendente e dall’ignavia delle istituzioni che, conoscendo la sua condotta, non lo avevano fermato prima. L’avvocato Corrado Canafoglia, della famiglia Saccinto che si è costituita parte civile, ha però dimostrato l’infondatezza del ricorso, ricordando che appena sceso dal furgone il 39enne si era messo a ridere, senza nemmeno prestare soccorso. Non aveva dimostrato alcuna pietà per il giovane agonizzante sull’asfalto senza preoccuparsi delle sue condizioni. Si era fatto accompagnare dai carabinieri a casa, dicendo che la patente l’aveva dimenticata lì. Ma gli era stata ritirata. In aula mercoledì è stata ricordata anche una frase, messa a verbale dai carabinieri. «Non me ne frega, io adesso vado a letto. Se vuoi vieni a letto con me». Così si era rivolto ad uno dei militari che gli aveva posto delle domande. Nemmeno negli anni a seguire ha dimostrato pentimento. Le sue scuse non sono mai arrivate a casa Saccinto.
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