Ancona, contenitori fantasma della sanità. Nulla di fatto, terza asta deserta: l’ex Lancisi resta ancora nell’oblio

Ancona, contenitori fantasma della sanità. Nulla di fatto, terza asta deserta: l’ex Lancisi resta ancora nell’oblio
Ancona, contenitori fantasma della sanità. Nulla di fatto, terza asta deserta: l’ex Lancisi resta ancora nell’oblio
di Maria Cristina Benedetti
4 Minuti di Lettura
Lunedì 5 Dicembre 2022, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 15:15

ANCONA Si svuotano di senso, di vita. Sono quattro le cittadelle sanitarie doriche che rischiano il vuoto pneumatico. Il nulla. Per ex Lancisi e Tambroni il destino da strutture-fantasma è una condizione consolidata negli anni. Granitica, come fossero, quegli spazi, malati di degrado, cronici. A Inrca e Salesi il futuro prossimo potrebbe riservare una simile sorte.

L’incuria

A srotolare il nastro su cui scorre questa storia di contenitori condannati all’oblio, la precedenza della narrazione spetta, per dovere di cronaca, alla ferita aperta nel quartiere dorico di Borgo Rodi. Da vent’anni. Le coordinate rimandano all’immobile di via Baccarani, 6.500 metri quadrati, di proprietà dell’Azienda Ospedaliera Universitaria delle Marche. L’ex Lancisi, per intenderci. È del 22 novembre la notizia che, per la terza volta, l’asta per strapparlo all’incuria è andata deserta. Ancora un niente di fatto, nonostante la base di vendita da 2,3 milioni sia stata ribassata rispetto ai 2,7 milioni del primo tentativo. Pensare che anni addietro era stato sciolto il nodo più stretto: non pesano più i limiti della destinazione urbanistica.

Per ridare vigore a quel luogo logorato, l’elenco delle possibilità offerte è vario e dettagliato: abitazioni, uso commerciale, studi privati, sedi istituzionali e amministrative, attrezzature socio-sanitarie o culturali. Non sono esclusi parcheggi attrezzati, commercio al dettaglio, scuole dell’obbligo e strutture religiose. La variante tuttavia non è stata sufficiente a superare uno stallo che iniziò nel 2003, quando il vecchio Cardiologico lasciò il quartiere per riorganizzarsi a Torrette.

Il bivio

Resetta l’operazione, Antonello Maraldo: «Ora siamo a un bivio: tentare per la quarta volta, ma con un ulteriore diminuzione del 10%, ochiedere all’Agenzia del territorio di formulare una nuova perizia sul valore dell’immobile». Il direttore generale ad interim su un punto non transige: «Per me è un dovere morale sospendere la pratica: la decisione spetterà a chi verrà dopo di me, al termine della procedura selettiva, tra una quindicina di giorni».

Sul Tambroni insiste la stessa formula: non pervenuto sui radar. Era il 13 dicembre del 2005 quando, durante l’inaugurazione per la riapertura del complesso distrutto dalla frana del 1982, dal soffitto iniziò a cadere acqua piovana.

Il processo

Quattro mesi dopo la magistratura fece sequestrare un edificio costato 8 milioni: non era collaudabile. Al processo che ne seguì vennero tutti assolti. Dopo 17 anni di abbandono, ora per quei 5.770 metri quadrati di vuoto, distribuiti su tre piani, che avrebbero dovuto ospitare 80 anziani, di cui 60 non autosufficienti e malati di Alzheimer, si apre uno spiraglio. In consiglio comunale, a novembre, è stata approvata la mozione, presentata dalla maggioranza, che impegna il sindaco a sollecitare la Regione a trovare una soluzione, alternativa alla demolizione, al pensionato fantasma di Posatora. Tre sono le ipotesi: un intervento a carico di Palazzo Raffaello da 6 milioni; progetti di partenariato pubblico-privato con gestione pluriennale; il coinvolgimento di operatori esterni. Un’occasione potrebbe arrivare dal Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che si occupa della riqualificazione delle strutture sanitarie. Missione 6. La proposta è stata approvata, ma senza il sostegno delle opposizioni. I paletti della politica.

La contromossa

Qui vale il principio della correlazione. Il Comitato di partecipazione del volontariato e l’Associazione Amici del Geriatrico vorrebbero che il nuovo Tambroni finisse al Pinocchio, nella sede dell’Inrca, una volta che l’ospedale verrà trasferito all’Aspio, a Camerano. Una contromossa che potrebbe evitare un’altra desertificazione da oltre 25mila metri quadrati. Il piano prevede che in via della Montagnola, liberata, possano trovare spazio i posti letto, la direzione generale, quella scientifica e tutte le attività di ricerca non clinica, il centro diurno Alzheimer e quello ambulatoriale antidiabetico. Il tutto in una zona facilmente raggiungibile. Sarebbe la nascita di una Cittadella dell’Anziano, che è una delle bandiere issate da Ida Simonella, l’assessore a Porto&Bilancio in corsa per diventare il prossimo sindaco dorico alle amministrative di primavera.

Il patrimonio

Non sarà più vista mare. Tra due anni al massimo lascerà la struttura del Passetto per diventare parte integrante del satellite sanitario di Torrette, in via Conca. Si apre il capitolo del materno-infantile. Maraldo entra nelle pieghe più impervie: «Il Salesi appartiene, oggi, al patrimonio indisponibile dell’Azienda e non può essere destinato a funzione diversa da quella ospedaliera. Nella prospettiva del trasferimento sarà necessario operare dapprima una riclassificazione e poi in sinergia con Regione e Comune ciascuno per la propria competenza: programmazione sanitaria la prima, urbanistica il secondo». Sono 14mila metri quadrari, quattro corpi principali più impianti, come la centrale termica, e centro prelievi. Tra le ipotesi circolate, in via ufficiosa: mantenere una postazione sanitaria, per Tac e risonanza magnetica, foresteria per studenti, oppure la soluzione residenziale con abitazioni da top di gamma. Tutto, tranne il nulla.

© RIPRODUZIONE RISERVATA