Aggressioni, liti e ubriachi: torna la paura al Piano. I commercianti: «Eventi e controlli, così si può salvare il quartiere»

Aggressioni, liti e ubriachi: torna la paura al Piano. I commercianti: «Eventi e controlli, così si può salvare il quartiere»
Aggressioni, liti e ubriachi: torna la paura al Piano. I commercianti: «Eventi e controlli, così si può salvare il quartiere»
di Stefano Rispoli
4 Minuti di Lettura
Martedì 23 Agosto 2022, 02:55

ANCONA - L’episodio della barista cinese che, ligia all’ordinanza anti-alcol, invece di servire una bottiglia di birra a un cliente ubriaco gliel’ha spaccata in testa (a suo dire per difendersi da un’aggressione) è solo l’ultimo atto di un’escalation di violenza che ha gettato di nuovo il Piano nella paura. Il tutto nella settimana in cui i controlli sono stati intensificati, con pattugliamenti, denunce e raffiche di identificazioni.

Ma evidentemente le prove muscolari non sono sufficienti. Serve altro per restituire serenità e una nuova identità a un quartiere dove l’integrazione non si è mai compiuta e gli stranieri, ormai, hanno superato per numero e presenze gli anconetani. Già, ma cosa inventarsi? Un’idea Francesco Javarone ce l’ha. 


La proposta


«Affrontiamo un fenomeno senza precedenti in un luogo in cui convivono oltre 100 etnie - spiega il gioielliere presidente dell’associazione esercenti piazza d’Armi e Piano San Lazzaro -.

L’aumento dei controlli c’è stato, ma non basta. Ora serve creare una serie di iniziative, eventi continuativi, non isolati, che ravvivino il quartiere, attirino le persone e favoriscano la socialità». Nei prossimi giorni Javarone andrà in Comune per proporre le sue idee: d’altronde, quando al Piano si esibiva Mahmood per la Notte Bianca o la cantante israeliana Noa per il Primo Piano Festival, il Covid non si sapeva nemmeno cosa fosse. «Come associazione siamo sicuri che le nostre proposte, se verranno accolte dall’Amministrazione, aiuteranno il quartiere a risollevarsi, anche se non nell’immediato - dice con ottimismo il gioielliere -. Il tutto in vista del progetto di riqualificazione di piazza d’Armi che, quando verrà realizzata, aprirà una nuova era». 


La formula 


Eventi+controlli: è questa la formula vincente per il rilancio del quartiere più multietnico della città. «C’è bisogno di un piano strategico per favorire l’integrazione - sottolinea Chiara Frattini, vice presidente del Ctp6 -. Parliamo di un rione ormai ghettizzato, dove vietare il consumo di alcolici in strada o organizzare pattugliamenti non basta a risolvere i guai: occorre un intervento strutturale, a partire dalle scuole, in modo che le diversità diventino una risorsa, non un problema». Ma i residenti chiedono anche risposte immediate. Per questo invocano una maggiore presenza delle divise. «La questura metta in campo dei poliziotti in borghese perché la situazione, invece di migliorare, negli ann è peggiorata», incalza Egildo Messi, presidente del Ctp6. E intanto in prefettura è stata depositata la raccolta firme (oltre 200) promossa dal Comitato Antidegrado per chiedere più sicurezza. «A qualcosa è servita perché abbiamo subito notato un incremento delle forze dell’ordine - dice il promotore dell’iniziativa, Fabio Mecarelli -. Ma ora serve una presenza fissa: vogliamo il ritorno del poliziotto di quartiere». 

La rapina


Cristina Guardianelli, titolare della Bottega Isabella Colussi in via Giordano Bruno, due anni fa ha subito una rapina: nessuno più di lei ha sete di sicurezza. «Tutti puntano il dito contro gli stranieri, ma la nazionalità non c’entra - argomenta -. I problemi di questo quartiere nascono dal fatto che i negozi stanno chiudendo tutti e circola sempre meno gente. Il Comune dovrebbe dare un’impronta precisa al commercio per favorire aperture che, però, non si limitino alla macelleria o all’ortofrutta straniero. Serve un’osservazione più attenta e strategica. Speriamo che con l’attuazione del progetto del nuovo mercato coperto in piazza d’Armi il Piano riacquisti un po’ di luce, quella che è venuta meno con la chiusura di tante attività». 

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