Choc dopo il film sulle spose bambine
«Anch’io molestata in casa da mio zio»

Choc dopo il film sulle spose bambine «Anch’io molestata in casa da mio zio»
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Mercoledì 5 Dicembre 2018, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 10:03
ANCONA - Per mesi aveva taciuto e forse dimenticato nel baratro della paura quelle carezze hot che aveva subito quando era solo una bambina. Poi, quasi all’improvviso, è esploso il suo grido di dolore. È stato urlato in classe, in mezzo ai compagni di scuola, mentre davanti ai suoi occhi stavano scorrendo le immagini di un docufilm incentrato sulle storie delle spose bambine, quelle minori che sono costrette a stringersi in matrimonio in un’età dove dovrebbero comandare solamente la spensieratezza e l’innocenza.

 

Si è probabilmente rivista in quei destini atroci, legando le vicende delle vittime riportate dalla pellicola al suo passato più prossimo, quando aveva tra gli 11 e i 12 anni. È in questo lasso di tempo che, secondo quanto denunciato, sarebbe stata ripetutamente molestata in ambito familiare da uno zio. Lui, ora, ha 56 anni ed è finito nel mirino della procura con l’accusa di violenza sessuale su minore. Lei ne ha 14 ed ha avuto il coraggio di parlare solamente pochi mesi fa, dopo la crisi avuta con la visione del docufilm proiettato a scuola. È stata una catena fatta di insegnanti, servizi sociali e del papà di lei a far emergere la storia della minore, portando la vicenda sul tavolo del pm Paolo Gubinelli.

Ieri, l’inchiesta ha avuto un punto di svolta. Nell’ambito di un incidente probatorio che si è tenuto di fronte al gip Sonia Piermartini è stata ascoltata la minore nella stanza protetta del tribunale. Separata da legali e inquirenti, ha raccontato le molestie subite dallo zio tra le mura domestiche. Le sue parole hanno valenza probatoria e potranno essere utilizzate in un eventuale processo senza che la ragazzina venga di nuovo a deporre in aula. 

La minore è assistita dall’avvocato Alessio Giovanelli, mentre l’indagato, che vive ad Ancona, è difeso dal legale Michele Brisighelli. Ascoltata la vittima, alla procura non rimane che chiedere il rinvio a giudizio del 56enne, oppure propendere per l’archiviazione del caso. Stando a quanto emerso, gli abusi sarebbero iniziati quando la minore aveva 11 anni. È nell’appartamento dello zio che sarebbero andate in scena le violenze. Erano stati i genitori stessi della vittima a portarla dal parente. Si fidavano di lui e mai avrebbero pensato di denunciarlo. Secondo l’ipotesi accusatoria, non ci sarebbero stati dei rapporti sessuali completi, quanto carezze, toccatine e abbracci un po’ troppo affettuosi. L’episodio che ha aperto lo spaccato di presunte molestie sarebbe avvenuto in un periodo di stop degli abusi. Dopo la crisi avuta, erano state le insegnanti a rapportarsi con la vittima, chiamando i servizi sociali (che già seguivano la famiglia) e il padre di lei. Di lì, la denuncia contro lo zio.
La difesa rigetta ogni contestazione, sostenendo che mai il 56enne si sarebbe avvicinato in maniera peccaminoso alla nipote. Si tratta di un uomo affettuoso, nulla di più. Inoltre, le rispettive famiglie delle parti in causa sarebbero in contrasto tra loro. Che possa essere stata utilizzata la storia di violenza come pretesto per gettare fango sul 56enne? 
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