ANCONA - «Quando era nervoso si scaricava su di noi, in una settimana alzava le mani 2 o 3 volte: calci, schiaffi e spinte contro il muro». Sono gli stralci della testimonianza resa ieri in aula da una 25enne di Chiaravalle nel processo che ha portato sotto accusa il padre per maltrattamenti in famiglia. Vittime, le sue due figlie, all’epoca dei fatti entrambe minorenni.
I fatti
I soprusi contestati dalla procura erano emersi nel settembre del 2015, con l’arrivo a casa della famiglia dei carabinieri della Compagnia di Jesi.
«Dopo quell’episodio - ha raccontato la 25enne - ci siamo sentite uno schifo, ci portarono al pronto soccorso di Jesi e poi da mia sorella più grande». Dopo 15 giorni il ritorno nella casa familiare. «Dopo una settimana sono scappata di casa e non sono più tornata. Perché me ne sono andata? Mio padre mi ha preso a schiaffi e spintonata solo perché avevo detto che avrei lavato i piatti in un secondo momento». A testimoniare anche la sorella più piccola, 21enne, che ha in parte rigettato le accuse contro il padre. «È stato sempre presente con noi, non ci ha fatto mai mancare niente. Quella volta dello schiaffo? È stato l’unico episodio di violenza, me lo aveva dato per farmi imparare la lezione. Ero appena stata sorpresa a scavalcare il cancello del passo carrabile della polizia locale e gli agenti mi stavano per multare». Udienza rinviata al 22 novembre per la discussione e l’audizione dell’imputato.