Lampo di follia durante la lite
Prende il fucile e spara al figlio

Lampo di follia durante la lite Prende il fucile e spara al figlio
di Stefano Rispoli
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Mercoledì 6 Giugno 2018, 03:55

CHIARAVALLE - «Volevo farlo fuori», avrebbe spiegato nell’interrogatorio. Un’ammissione di responsabilità che, se confermata, dimostrerebbe come Mario Rosati, per tutti “Battente”, 91 anni e non sentirli, si era preparato all’idea di sparare al figlio. Così ha fatto, ieri mattina. Ha imbracciato un fucile, è sceso in strada, ha mirato contro l’auto e ha premuto il grilletto. Viale Marconi, proprio di fronte alla manifattura, come un Far West. Due colpi frontali, uno dietro l’altro, che hanno bucato il parabrezza. 

 

 




È un miracolo che Renato Rosati, ex infermiere in pensione, sia ancora vivo. L’ha salvato il volante, uno scudo su cui si sono sbriciolati i pallini, mentre il 66enne si proteggeva con un braccio da quella scarica di esplosioni. Al suo fianco c’era la moglie, terrorizzata ma illesa. Mentre l’anziano Rambo si dileguava, dopo aver nascosto l’arma in un casolare, il figlio premeva sull’acceleratore e usciva dal vialetto. È sceso, si è messo seduto su una panchina dove sono ancora visibili le macchie di sangue e ha aspettato i soccorsi. Da Torrette si era alzata in volo l’eliambulanza, ma la missione è stata subito annullata perché il personale del 118, arrivato sul posto, ha giudicato le condizioni del paziente non gravi: infatti, è stato dimesso dall’ospedale di Jesi con una decina di giorni di prognosi per ferite superficiali riportate al fianco e al braccio sinistro. 

L’età avanzata non ha risparmiato dal carcere Mario Rosati, che si è consegnato ai carabinieri di Chiaravalle e del Norm di Jesi senza opporre resistenza e, dopo un lungo interrogatorio da parte del pm Irene Bilotta, è stato trasferito a Montacuto. Pesanti le accuse: tentato omicidio aggravato, porto abusivo d’arma da fuoco e ricettazione. Il fucile calibro 12, sequestrato con una balestra, era infatti oggetto di furto: l’aveva sottratto nel 2007 all’ex moglie. Dopo la separazione, il 91enne viveva con una badante romena. 

Quel rapporto sarebbe stato uno dei motivi scatenanti dei frequenti litigi avvenuti in passato con il figlio, insieme a questioni personali e motivi economici legati forse all’eredità: un mix esplosivo che ha fatto perdere la testa a “Battente”, come lo chiamavano in paese. Ma secondo la ricostruzione degli inquirenti, ieri non ci sarebbe stato alcun diverbio tra padre e figlio che vivono uno di fronte all’altro, in due case confinanti alle porte di Chiaravalle. Rosati senior sarebbe sceso in strada già armato. Sbucando su un vialetto laterale, si sarebbe piazzato davanti alla Opel Mokka bianca del figlio, che stava uscendo dal garage con la moglie, e dopo aver puntato il fucile da caccia contro l’auto, ha esploso un paio di colpi, puntando dritto al conducente. Fa impressione il foro aperto sul parabrezza dai pallini, deviati dallo sterzo che, di fatto, ha salvato la vita al 66enne. È stata la moglie Rosa, scesa subito dall’auto, ad attivare i soccorsi. I vicini, timorosi, sono spuntati dalle finestre. Nessuno sembra così sorpreso. «Già un’altra volta aveva sparato durante un diverbio col figlio, ma in aria - racconta un residente -. Ogni tanto sentivi Mario sbraitare e prendersela con chi gli capitava attorno. Quando ho avvertito quei due colpi, ho pensato: chissà chi va a caccia? Poi ho visto Renato insanguinato e allora ho capito». 

Tra i primi a soccorrerlo, Stefano, il vicino di casa del 91enne. «Mi stavo vestendo, ho sentito le esplosioni e sono uscito - racconta -.
C’era Renato su una panchina, con un braccio ferito. Mi ha detto: “Sto bene, mio padre mi ha sparato, mi ha preso di striscio”. So che tra loro c’erano vecchi attriti, ma non pensavo si arrivasse a tanto». Un amico d’infanzia dell’ex infermiere racconta: «Suo padre è sempre stato irascibile e violento, ormai non ci facevamo più caso. Urla e litigi erano all’ordine del giorno». Sul luogo della sparatoria anche il sindaco Damiano Costantini che mostra vicinanza alla vittima: «Renato è un uomo buono, sereno, grande amante della cultura - commenta -. Un cittadino modello, appassionato di viaggi, sempre presente alle nostre rassegne. È terribile quello che è successo, ma grazie al cielo è vivo».

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