CHIARAVALLE - Alla 20,40 Andrea Serrani entra a Il Ranocchiaro, il suo ristorante di viale Rinascita, e gli applausi delle 30 donne convenute ieri sera per manifestargli solidarietà e vicinanza scattano convinti e copiosi. Lui non ha alcuna voglia di parlare e si “rifugia” dietro al bancone o in cucina. Si respira un’atmosfera serena nel locale: nessuna festa debordante, sorrisi contenuti. Le donne convenute per la cena di solidarietà a favore di Andrea Serrani, denunciato per aver palpeggiato in diretta tv la giornalista Greta Beccaglia, sono meno del previsto, ma sono determinate a portare avanti quella che ritengono sia una “missione”.
Il sostegno
«Abbiamo tutte rimproverato Andrea per il suo gesto sbagliato – dicono all’unisono – e siamo solidali con la giornalista di Toscana Tv, ma quello che Serrani, che conosciamo benissimo, sta subendo è profondamente ingiusto.
Le disdette
Si attendevano circa 70 donne ma ne sono arrivate di meno. «Alcune hanno disdetto all’ultimo momento – dicono le organizzatrici – probabilmente perché hanno avuto timore di ripercussioni negative visto il gran polverone mediatico che ha sollevato questa cena che, ribadiamo, è all’insegna della solidarietà per l’uomo e per la sua occupazione, per il suo ristorante: al Ranocchiaro lavorano diverse persone che hanno famiglia e si sacrificano molto per portare a casa uno stipendio e non meritano tutto ciò che stanno passando. C’è diversa gente cattiva che ha augurato ad Andrea Serrani la morte. I social traboccano odio verso di lui, la sua compagna, i familiari, la figlia, la nipote. Ci sono tanti “haters” che scrivono recensioni al veleno contro Il Ranocchiaro. E allora diciamo a chiare lettere che Andrea non deve essere un capro espiatorio». La compagna Natascia Bigelli, che si sta occupando dell’organizzazione del locale, si dice preoccupata. «Andrea è dilaniato, distrutto – afferma – non merita tutto questo accanimento e la cattiveria di chi vuole affossare anche il suo lavoro». Al centro della discussione delle donne c’è spesso la vicenda di Serrani. Tra antipasti e pizze traspare la volontà di stare accanto al ristoratore e alla sua famiglia. Molte vengono da Chiaravalle e dai paesi limitrofi ma ci sono anche donne che abitano a Marotta e in centri lontani. In tutte prevale la solidarietà e la comprensione. Ci sono medici, professioniste, negozianti, titolari di bar e locali, persone di ogni età e ceto sociale. Tutte hanno una convinzione incrollabile. «Andrea Serrani ha sbagliato ma non può pagare un prezzo troppo alto perché non è un molestatore».