Stefano racconta il suo inferno Covid: «Pensavo di morire, ho chiesto alla mia compagna e a mio cugino di occuparsi di mio figlio»

Stefano racconta il suo inferno Covid: «Pensavo di morire, ho chiesto alla mia compagna e a mio cugino di occuparsi di mio figlio»
Stefano racconta il suo inferno Covid: «Pensavo di morire, ho chiesto alla mia compagna e a mio cugino di occuparsi di mio figlio»
di Gianluca Fenucci
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Giovedì 9 Settembre 2021, 03:25 - Ultimo aggiornamento: 14:51

CHIARAVALLE - «Ad una mia amica anestesista, Lucia Romagnoli, che mi ha seguito amorevolmente quando ero ricoverato in rianimazione all’ospedale di Senigallia ho chiesto quanto avevo rischiato di morire da 1 a 10: lei mi ha risposto 9». Stefano Roselli ha 50 anni, dal 2012 è il titolare del Parco dei Sapori, pizzeria del centro commerciale La Manifattura di Chiaravalle.

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Roselli parla con la voce rotta dall’emozione della sua esperienza di malato grave di Covid. «Molte persone non sanno cosa accade ad malato.

Mi ero ripromesso che ne avrei parlato una volta guarito perché non a tutti accade la stessa cosa e ci sono medici ed operatori che non lesinano sacrifici ed impegno per salvare vite umane. E’ stato così anche per me all’ospedale di Senigallia. Me la sono vista brutta, a me aveva aggredito anche organi importanti e in particolare il midollo». Le tappe del calvario di Roselli sono state durissime. «Avevo seguito una terapia preventiva ma il Covid ha attecchito lo stesso nonostante i farmaci: ho fatto 10 giorni a casa che stavo bene e al decimo giorno non respiravo più e il 118 mi ha condotto a Senigallia. Ho sofferto molto: ho assunto tanto cortisone, indossato molti tipi di maschere, il casco e la paura mi assaliva. E’ arrivato il momento dell’intubazione e non sai se ti sveglierai: avevo già mandato due messaggi d’addio, alla mia compagna Giusy e a mio cugino a cui ho chiesto di prendersi cura di mio figlio di 6 anni». Roselli pensa a quei momenti drammatici. «Non dimenticherò mai quelle settimane. Ho visto persone che se ne sono andate tra cui mio suocero di 65 anni che era a pochi metri da me e che non si è più risvegliato». Roselli lancia un appello. «E’ brutto vedere la guerra che è in atto. Capisco i timori di chi non vuole iniettarsi il siero ma dico che la strada giusta è sottoporsi al vaccino perché con il Covid si rischia davvero la vita. Ho vissuto un’esperienza tremenda e il 24 settembre farò la mia dose di vaccino».

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