CERRETO D’ESI - L’inferno sarebbe scoppiato da un barbecue acceso dai proprietari per arrostire dei pomodori. Marito e moglie pensionati erano rientrati in casa per cenare quando, all’improvviso, attorno alle 22 di giovedì sera hanno sentito un forte odore di bruciato provenire dal cortile.
Le fiamme, scaturite dalla carbonella, si sarebbero rapidamente propagate fino a coinvolgere il garage in cui era accatastato materiale facilmente combustibile, incluse alcune bombole gpl, esplose una dietro l’altra. È questa la ricostruzione degli investigatori che indagano sul maxi rogo di giovedì scorso a Cerreto d’Esi.
Prima di formalizzare le denunce a carico dei due coniugi, i carabinieri di Fabriano attendono la relazione dei vigili del fuoco che andrà ad arricchire l’informativa da depositare in procura.
Nella relazione i vigili del fuoco chiariranno anche le cause dell’incendio: l’attenzione si concentra proprio sulla brace accesa dai proprietari per cucinare dei pomodori arrosto e per preparare la passata. Quando marito e moglie si sono accorti dell’incendio, era ormai troppo tardi. La donna ha provato a spegnerlo ed è rimasta lievemente ustionata. A quel punto è scappata con il coniuge per mettersi in salvo. Di lì a poco, le esplosioni, il crollo e un inferno di fiamme che ha interessato anche le due abitazioni vicine, in una delle quali vive un pensionato cardiopatico, finito all’ospedale per gli attimi di terrore vissuti in prima persona.
Una volta ricevuta l’informativa dei carabinieri e la relazione dei vigili del fuoco, la procura aprirà un fascicolo a carico dei coniugi proprietari dell’abitazione andata distrutta a due passi dalla provinciale 256. Gli inquirenti vogliono far luce su quante bombole gpl c’erano nel garage e se fossero custodite opportunamente. Anche da questo aspetto dipenderà l’eventuale capo di imputazione. A seconda degli elementi raccolti, l’ipotesi di reato potrebbe essere più grave del semplice incendio colposo e sfociare nel disastro colposo, fattispecie che il codice penale punisce con la reclusione da uno a cinque anni. Ma non è escluso che il magistrato contesti anche le lesioni colpose, in relazione al malore accusato dal vicino cardiopatico che ha temuto il peggio nell’inferno di fiamme ed esplosioni in cui, suo malgrado, è piombato.
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