CASTELPLANIO Si arricchisce di particolari desolanti la vicenda che ha portato alla morte di Maddalena Urbani, la figlia del medico-eroe Carlo Urbani che per primo nel 2003 isolò il virus della Sars. La 21enne è deceduta per un’overdose di metadone il 27 marzo 2021 nell’abitazione, in zona Cassia, dove il pusher siriano Abdulaziz Rajab stava scontando i domiciliari. Quest’ultimo è imputato per omicidio volontario con dolo eventuale, in concorso con l’amica della vittima, Kaoula El Haouzi. Era consapevole che Maddalena era in overdose e rischiava di morire. Ma aveva preferito non chiamare l’ambulanza, sapendo che sarebbe finito in galera. Il 61enne per 15 ore ha ospitato e vegliato la ragazza senza chiamare i soccorsi del 118.
Le accuse al processo
Per il giudice delle indagini preliminari Nicoló Marino, che un anno fa ne gli aveva notificato una nuova misura cautelare, non è stata una semplice omissione di soccorso: «Non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo».
«Rajab era preso dal panico, non sapeva chi consultare perché era agli arresti domiciliari e non poteva ricevere persone - ha aggiunto l’operaio nella sua testimonianza - La ragazza, dopo la manovra che le aveva praticato, si era ripresa: l’ho “resuscitata”. Le abbiamo dato acqua e limone e lei si è messa seduta sul letto». «Dopo due ore ho chiamato Rajab per sapere come stava e lui mi ha riferito che stava bene e respirava. Ad entrambi ho detto di chiamare l’ambulanza se fosse stata di nuovo male. Poi il giorno dopo ho sentito dai notiziari quello che era successo», ha concluso il 38enne romeno. Nell’udienza precedente i periti hanno riferito che la morte della ragazza si sarebbe potuta evitare se i soccorsi fossero stati allertati in tempo. Il pusher siriano, pur di non chiamare il 118, si era rivolto anche a un altro amico: un giovane tossicodipendente che aveva abbandonato gli studi in Medicina dopo pochi esami. Questi si era presentato in casa con una siringa e del Naloxone, il farmaco usato per bloccare gli effetti degli oppioidi. Rajab è stato definito dal pm Pietro Pollidori come «un soggetto con personalità molto negativa e spregiudicata che aveva cercato di fornire un quadro della vicenda assolutamente non veritiera».
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