Volo choc da un ulivo, Mario non ce l'ha fatta: a 84 anni dona gli organi e regala la vita a una donna

Mario Sposetti aveva 84 anni
Mario Sposetti aveva 84 anni
di Giacomo Quattrini
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 23 Dicembre 2020, 06:55

CASTELFIDARDO - Il grande dono di una vita che rinasce. È quello di Mario Sposetti, 84enne fidardense morto lo scorso 23 ottobre in seguito ad un incidente nel giardino di casa e il cui fegato è stato trapiantato in una donna di 64 anni che era in fin di vita. La vicenda è stata resa pubblica dall’Aido, l’associazione italiana donatori di organi, di cui tra l’altro le figlie di Mario, Orietta e Gabriella Sposetti, sono sostenitrici. «Questa –ha raccontato ieri Orietta- è la dimostrazione che si può fare una donazione anche da anziani, perché alcuni organi come il fegato non invecchiano». 

 
Mario Sposetti è stata persona stimata e conosciuta a Castelfidardo. Nativo di Potenza Picena, si è creato una carriera importante da imprenditore nel settore del legno a Castelfidardo e non solo. Andato in pensione ha continuato sempre ad occuparsi del suo giardino. «Amava tanto gli ulivi che aveva vicino casa», ha rivelato ieri Orietta. Il 20 ottobre scorso, ancora in piene forze nonostante gli 84 anni, Mario ha preso una scala ed è salito su uno di quei piantoni per la raccolta delle olive, con la moglie Rina lì vicino. Al quarto gradino ha perso però l’equilibrio ed è caduto all’indietro colpendo violentemente la testa. «Forse è caduto per un malore -ha spiegato la figlia-, aveva perso i sensi ma dopo 5 minuti si era ripreso, siamo riusciti anche a parlargli nonostante la ferita al capo». L’eliambulanza lo ha poi trasportato d’urgenza all’ospedale di Torrette per il forte trauma cranico. Qui l’equipe medica dopo averlo stabilizzato decide di operarlo per la forte emorragia interna, con tutti i rischi del caso, legati anche all’età. «Ci dissero che le probabilità di riuscita dell’intervento erano basse e infatti non si è più ripreso» ricorda sconsolata Orietta. Dopo tre giorni di coma vegetativo, Mario è spirato in piena seconda ondata di pandemia, con tutti i limiti dovuti ai protocolli. «Sono stati giorni di attesa estenuante, nei quali –rammenta Orietta- ci si misero anche tutte le questioni burocratiche e legali dovute alle indagini sull’incidente, pur se accidentale. Non abbiamo potuto portarlo a Castelfidardo per la camera ardente e abbiamo dovuto svolgere i funerali solo in forma privata». Ma in tutta questa triste storia c’è una luce che ha ridato vita. Quando la dottoressa Francesca De Pace, coordinatrice del Centro regionale trapianti, ha proposto alla famiglia di Mario l’espianto degli organi per donarli a chi era in attesa di una seconda chance. 
«Papà stava bene fisicamente ed era favorevole alla donazione pur se non iscritto come me e mia sorella all’Aido» spiega Orietta.

Avrebbe potuto donare cornee, reni e fegato, ma dopo alcuni approfondimenti si è ritenuto opportuno donare solo il fegato, che è stato trapiantato in una donna in fin di vita che non sarebbe residente in zona. «Questo estremo gesto d’amore di Mario è la dimostrazione che la donazione non ha età» ha scritto l’Aido nel suo giornalino ringraziando gli Sposetti. «Ci piacerebbe conoscere anche in forma anonima la donna che ha ricevuto il fegato di papà» ha detto infine Orietta lanciando un appello pubblico.

© RIPRODUZIONE RISERVATA