Carezze proibite tra i banchi di scuola: le studentesse della media chiesero aiuto in chat

Carezze proibite tra i banchi di scuola: le studentesse della scuola media chiesero aiuto in chat
Carezze proibite tra i banchi di scuola: le studentesse della scuola media chiesero aiuto in chat
di Arianna Carini
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Venerdì 19 Febbraio 2021, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 18:21

CASTELFIDARDO -  Carezze osé, strusciamenti, vessazioni fisiche e verbali fra i banchi di scuola. Entra nel vivo, con le audizioni di due nuovi testimoni, il processo a carico di un insegnante di 50 anni di una scuola media di Castelfidardo, accusato di violenza sessuale aggravata dal ruolo e maltrattamenti nei confronti di tre studentesse, tutte minorenni. 

 
Ieri, al collegio penale del tribunale di Ancona, sono stati ascoltati il luogotenente Enrico Grossi, comandante dei carabinieri della locale stazione che durante le indagini preliminari aveva acquisito lo scambio di messaggi avvenuto nella chat di gruppo della classe, e la referente del plesso scolastico alla quale, sul finire del 2018, si erano rivolte alcune delle adolescenti.

Le prime confidenze di una vicenda molto delicata dove le ragazzine di 13 anni erano apparse visibilmente provate agli occhi della fiduciaria, mentre le accuse mosse contro il professore, che risiede in città ed era chiamato con il nome di battesimo dagli studenti a cui era usuale praticare massaggi posturali, sono tutte da dimostrare.

Le nuove testimonianze vanno ad aggiungersi a quelle già rese nel corso dell’udienza del 14 gennaio dalle mamme delle presunte vittime, una nonna, l’allora dirigente dell’istituto comprensivo ed un docente. Quelle delle studentesse e di altri compagni di classe erano state invece acquisite come prova in sede di incidente probatorio, dopo che i minori erano stati sentiti dagli investigatori alla presenza di un esperto in psicologia minorile. Tutti gli episodi imputati al docente, diversi fra loro ma egualmente riconducibili ad ambienti ed orari di scuola, sarebbero avvenuti dalla metà dell’anno scolastico 2017-2018 al novembre 2018. Stando all’accusa, in almeno in tre occasioni l’uomo avrebbe toccato a fini di libidine il sedere di una allieva e in un altro caso si sarebbe avvicinato ad un’altra studentessa strofinandole la patta dei pantaloni sul gomito.

Di altra natura, invece, il terzo episodio contestato, finito nello stesso fascicolo delle indagini sebbene estraneo alle accuse di violenza sessuale. Nello specifico, il presunto maltrattamento subìto da una alunna con disabilità affidata alle sue cure, che sarebbe stata esposta a ripetute angherie sia di natura fisica che verbale: percuotendola, tirandole i capelli, schiaffeggiandola dietro la nuca, sbattendole la testa sul banco, compendola con la punta di un compasso o con delle penne e, sempre secondo il racconto delle minori, rivolgendole epiteti offensivi. 


Solo le prime due, però, si sono costituite parte civile, una con l’avvocato Massimiliano Russo e l’altra con il collega Saverio Catanzarini. L’insegnante, che attraverso gli avvocati Gianni Marasca e Susanna Randazzo respinge ogni accusa e si è sempre difeso parlando di spiacevoli equivoci, non svolge più attività nella scuola da novembre 2018, quando a seguito delle indagini interne avviate dalla preside ha chiesto di essere sospeso dall’incarico. La prossima udienza il primo aprile. 

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