I baby bulli dell'autobus non guardano in faccia nessuno: «Alzati vecchio, largo ai giovani»

I baby bulli dell'autobus non guardano in faccia nessuno: «Alzati vecchio, largo ai giovani»
I baby bulli dell'autobus non guardano in faccia nessuno: «Alzati vecchio, largo ai giovani»
di Arianna Carini
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Giovedì 25 Novembre 2021, 03:30 - Ultimo aggiornamento: 15:10

CASTELFIDARDO - «Alzati vecchio, fai spazio ai giovani». Si è sentito dire un anziano preso per la giacca e costretto a lasciare la poltrona al minorenne che gli si era parato davanti con aria di sfida, nonostante vi fossero posti liberi sull’autobus. E’ l’ultimo affronto andato in scena sulla linea R che collega il capoluogo a Recanati. «Ormai noi pensionati dobbiamo avere paura a prendere la corriera» commentavano ieri in un bar di Porta Marina, dove c’è il capolinea del servizio di trasporto pubblico.

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Il pugno al volto

Un episodio solo apparentemente di minore violenza rispetto all’aggressione fisica subita venerdì da un 50enne sulla stessa tratta, colpito al volto dopo aver richiamato all’ordine il solito gruppo di ragazzi che con insulti, sputi, lancio di oggetti e musica a tutto volume stava infastidendo gli altri passeggeri. «Non si tratta di semplici episodi di bullismo o esuberanze giovanili tipiche dell’età, ma di veri e propri atteggiamenti delinquenziali che provocano parecchio allarme sociale e paura – interviene Marco Cingolani, capogruppo in consiglio comunale di Fratelli d’Italia -.

E’ un gruppo ben definito e numeroso, composto da giovani e giovanissimi, che si coordina tramite social e che conta aderenti nelle principali città della provincia. Troppi sono gli episodi già avvenuti di cui siamo a conoscenza ma che non sono stati denunciati alle autorità: aggressioni singole, auto accerchiate e prese a spintoni tra insulti e minacce ai malcapitati, furti e vessazioni a danni di bambini che frequentano le scuole medie, spaccio di droga, risse in mezzo alla strada, atti vandalici in proprietà private e pubbliche. E se già non fosse grave abbastanza, ci preme evidenziare il successo che questi comportamenti antisociali riscuotono tra coetanei e soprattutto tra i più piccoli, che li vedono come idoli da imitare. Ci appelliamo alle famiglie e ai genitori – conclude Cingolani -. E alle istituzioni chiediamo un intervento deciso, che sia coordinato tra tutti e che non lasci le sole forze dell’ordine a dover gestire il problema». Sul punto ha affidato a Facebook una profonda riflessione don Andrea Cesarini, parroco e insegnante di Castelfidardo. «E’ venuto meno un patto di alleanza all’interno del mondo adulto, quel patto di alleanza che faceva del condominio, del quartiere, del paese, una comunità educante. Se un vicino racconta oggi ai genitori la bischerata che il loro figlio ha fatto sotto casa mentre ancora erano al lavoro, è facile che questo vicino, invece di essere ringraziato come accadeva un tempo, trovi ormai di fronte un atteggiamento di difesa» scrive don Andrea.

Scuola e sport

La stessa cosa, secondo il parroco, avviene nei confronti di tutte le agenzie educative, come la scuola, le società sportive, eccetera. «Credo che alla base ci sia un problema diffuso di autostima. Di per sé è normale che un ragazzino sbagli; e questo non significa ovviamente che siano “sbagliati” i genitori». La conseguenza è che «i pochi adulti che ancora intervengono di fronte a un fatto sconveniente, sono già delegittimati dalle famiglie. In questa storia di non fiducia tra adulti, credo che i bulli siano le prime vittime». 

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