Bollette-salasso, le imprese anconetane: «Luci spente in ufficio e aumento dei prezzi. Stop alle assunzioni»

Bollette-salasso, le imprese anconetane: «Luci spente in ufficio e aumento dei prezzi. Stop alle assunzioni»
Bollette-salasso, le imprese anconetane: «Luci spente in ufficio e aumento dei prezzi. Stop alle assunzioni»
di Andrea Maccarone
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Giovedì 8 Settembre 2022, 01:35 - Ultimo aggiornamento: 9 Settembre, 15:30

ANCONA - Condizionatori spenti, ritocchi al listino prezzi, taglio dei dipendenti a tempo determinato. Le aziende del territorio fanno i conti con il caro energia. E la batosta è servita. Bollette triplicate e costi aggiuntivi, il più delle volte, assorbiti internamente dalle aziende costrette a stringere la cinghia dove possibile. Ma c’è anche chi sfida la crisi con manovre di marketing totalmente orientate al consumatore. 
Come il pastificio Luciana Mosconi che sulla linea della pasta fresca, oltre a non aumentare il prezzo per pacco, addirittura rilancia e aggiunge 100 grammi in omaggio.

«In pratica le nostre confezioni passano da un peso di 250 grammi di prodotto a 350 - spiega Marcello Pennazzi, titolare del pastificio - con un 40% di prodotto in più in omaggio».


La strategia 


Strategia che tenta di aggredire il mercato per non allontanare i consumatori, a fronte di rincari che investono ogni settore e ogni comparto produttivo.

Per il resto, in tutte le aziende, si mettono in campo piccoli correttivi, nient’altro che indicazioni per una buona prassi comportamentale che i dipendenti dovranno osservare con molta attenzione. «Divieto di accendere le luci degli uffici quando non necessario - afferma Giacomo Bugaro, Cfo di Imesa, azienda che ha visto aumentare il consumo energetico su base annuale da 250 mila euro a 300 mila - e durante l’estate siamo stati costretti a non utilizzare i condizionatori». 


La stangata


L’impatto delle superbollette ha sostanzialmente imposto una revisione della routine aziendale, laddove possibile. Altrimenti non resta che intervenire sui prezzi alla vendita, come accaduto al pastificio Carla Latini: «Abbiamo aumentato di 20 centesimi a pacco di pasta - afferma la titolare dell’impresa, Carla Latini -, ma per fortuna non abbiamo riscontrato un disagio tra i nostri clienti finali». Il problema delle grandi aziende alimentari è spesso quello di non poter rinunciare all’utilizzo dei macchinari. «I nostri forni di essiccazione sono accesi 24 ore su 24 - specifica Pennazzi - così come le celle frigo. Non possiamo farne a meno». Idem per l’azienda dolciaria Giampaoli: «Non possiamo fermare la produzione - ribatte il titolare Gabriele Giampaoli - non abbiamo alternativa». 


I tagli


A meno che non si faccia un’analisi sul numero di dipendenti a tempo determinato impiegato per i periodi più intensi di produzione. «Solitamente ad ottobre cominciavamo già con una decina di assunzioni per il periodo natalizio - continua Giampaoli - quest’anno non lo faremo. E se dovessimo fare nuovi contratti a tempo, vedremo prima quante saranno le richieste di ordinativi». I paventati tagli sul personale non sono l’unica conseguenza inevitabile davanti all’ondata dei rincari che non risparmia neppure le aziende più grandi del territorio. Anche sulla produzione si dovrà attuare qualche accorgimento: «Fuori dalle quantità di prodotto legato agli ordini - spiega l’imprenditore - dovremo tenerci cauti, perché non possiamo permetterci di rimanere con grosse quantità di invenduto nei magazzini».

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