La beffa di Pietralacroce. «Da vent’anni in attesa di una casa già pagata». Hanno versato 4 milioni a una coop fallita, ma i cantieri dell’Apl 4 sono fermi

Le case pagate ma mai terminate a Pietralacroce perché la coop è fallita
Le case pagate ma mai terminate a Pietralacroce perché la coop è fallita
di Lorenzo Sconocchini
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Sabato 9 Aprile 2022, 09:20 - Ultimo aggiornamento: 17:44

ANCONA Tramontata la stagione delle incompiute del Piano di ricostruzione, Ancona sembra proprio non riuscire a liberarsi - come in una dannata coazione a ripetere - di piloni protesi verso il cielo e ferri arrugginiti che spuntano da piattaforme di cemento sbrecciato. Succede a Pietralacroce, dove ormai da vent’anni aspettano di vedere trasformati i loro risparmi in un’abitazione una cinquantina di soci della cooperativa CoopCasa Marche, messa dal 2016 in liquidazione coatta amministrativa a causa di dissesti finanziari di cui si è già occupato il tribunale penale, con la condanna in primo grado dei vertici della coop. Ma intanto - mentre in altri lotti si è tornati a costruire ed abitare, come nelle palazzine ex Lanari completate dall’impresa osimana Vignoni – diversi lotti dei cantieri di CoopCasa Marche sono rimasti in un desolante stato di abbandono.


La variante
La storia di questa incompiuta parte da lontano, dalla variante al Piano di Edilizia Economica e Popolare approvata dal Consiglio Comunale nel 2002, da attuare nell’area denominata Apl 4 Forte Altavilla, con la finalità sociale di costruire alloggi di edilizia convenzionata. Il Comune di Ancona aveva stipulato con CoopCasa Marche un’apposita convenzione, ma dopo l’avvio dei cantieri, i lavori si sono arenati, e tra il 2012 e il 2014 i lotti hanno iniziato a spopolarsi e le gru roteavano a vuoto sospinte dal vento finché non le hanno smontate. Neanche il commissariamento, che pure ha avviato un’azione di responsabilità ottenendo il sequestro dei beni di alcuni ex amministratori - ha sbloccato una situazione che coinvolge decine di famiglie che si sentono abbandonate dalle istituzioni e da Legacoop, il colosso delle cooperative a cui era affiliata CoopCasa Marche.
Pur avendo pagato sostanziosi anticipi pretesi dalla coop in base ai teorici stati di avanzamento dei lavori - da 30mila euro a più di 300mila - ora i “dannati di Pietralacroce” si ritrovano con poco o niente in mano. Avevano investito i loro risparmi in alcuni comparti (C2, H e B1) della lottizzazione Apl 4, appartamenti in edilizia convenzionata, ma il cantiere si è fermato otto anni fa al livello zero: fondamenta, garage interrati allo stato grezzo, e ferri che spuntano dalla platea di cemento realizzata nell’area sotto la stazione di servizio di Pietralacroce.


Risparmi svaniti
Si tratta per lo più di famiglie di giovani (nel frattempo cresciuti) in cerca della loro prima casa. che hanno impegnato i risparmi propri e dei loro genitori per versare regolarmente gli acconti previsti, per importi che complessivamente si aggirano sui quattro milioni di euro, fiduciosi nel buon esito della iniziativa pubblica sotto l’egida della associazione Legacoop.
«Continuiamo a domandarci dove sono finiti i nostri acconti - scrivono in un comunicato alcuni ex soci, una quindicina dei 33 del comparto C2 -. Sono serviti per completare gli alloggi del Peep o per azzardate speculazioni edilizie? In che cosa è consistita l’azione di vigilanza e di supporto che Legacoop avrebbe dovuto esercitare nei confronti della cooperativa? E quali azioni intende esercitare per dare finalmente concrete risposte alle nostre aspettative».
La magistratura ha già dato le prime risposte, rilevando responsabilità nella gestione della cooperativa.

Ma le condanne in primo grado non aiutano a completare la costruzione degli alloggi. I soci reclamano da tempo l’intervento delle istituzioni ed in particolare del sindaco di Ancona «affinché si adoperi, come ha fatto convintamente per gli assegnatari degli alloggi del Peep, a tutela di quell’interesse pubblico che ha ispirato l’azione del Comune sino alla stipula della convenzione con la cooperativa».


La soluzione
«Ma è mai possibile - si chiedono i soci beffati - che il Comune o la Legacoop non siano in grado di individuare un soggetto (cooperativa o impresa) che completi gli alloggi per poi immettere nel mercato gli alloggi non assegnati ai soci e ricavarne il giusto compenso?».
Anche la Regione, per gli ex soci, potrebbe intervenire affidando all’Erap l’incarico di acquistare l’area dalla procedura di liquidazione e completare la costruzione di tutti i 48 alloggi previsti nella Apl 4, «raggiungendo il duplice obbiettivo di soddisfare le aspettative dei soci assegnatari e, nel contempo, avere a disposizione alloggi per la cosiddetta “fascia grigia” di cittadini che negli anni è divenuta sempre più numerosa a causa della perdurante crisi economica».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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