Ancona, Cantone censura il Comune
dopo il blitz degli ispettori a Palazzo

Il presidente dell'Anac Raffaele Cantone
Il presidente dell'Anac Raffaele Cantone
di Alessandra Camilletti
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Giovedì 28 Aprile 2016, 05:52 - Ultimo aggiornamento: 29 Aprile, 11:00
ANCONA - È come se Ancona non avesse gli anticorpi. A monte, il problema riguarda un Piano di salvaguardia che in concreto non c’è. Secondo l’Autorità nazionale anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone gli «strumenti posti in essere dall’amministrazione comunale per prevenire il fenomeno corruttivo non sono in linea con i dettami normativi in materia di corruzione». I piani messi a punto dal Comune «risultano del tutto generici e non calati nella realtà locale». Proprio per questo non si è in grado di valutare a pieno il livello di sicurezza di Palazzo del Popolo. 

Su una classificazione che prevede zona rossa, zona gialla e zona verde, tutti i processi sono stati valutati a medio-basso rischio corruzione, ma una «corretta mappatura dei processi eseguita ad un livello più accurato, per singole azioni e fasi, avrebbe potuto far riscontrare una valutazione di rischio diversa». Si parla di un concetto di corruzione più ampio di quello ascritto a reati di rilevanza penale e sanzionatoria. E si rimarca che il Comune «ha individuato sommariamente i processi senza tenere conto del contesto esterno, con riferimento alle possibili influenze idonee a far compiere atti contrari alla legge e agli interessi dei diversi stakeholder che operano sul territorio». Ci fu un avviso, per eventuali osservazioni, ma «non sufficiente ad analizzare tutte le attività che il Comune pone in essere e dalle quali potrebbero nascere sollecitazioni corruttive».

Tutti gli atti alle Procure
Ecco l’attesa relazione predisposta dagli ispettori inviati ad Ancona, che hanno esaminato i due trienni 2014-2016 e 2015-2017 - che fanno riferimento all’amministrazione guidata da Valeria Mancinelli -, affrontando anche i casi specifici sollevati man mano dai gruppi di opposizione in consiglio comunale. Dall’incompatibilità di Maurizio Urbinati alla selezione dei dirigenti a tempo determinato. Dal locale “Lascensore” ai circoli morosi. Dalla gestione delle Rsa Benincasa e Villa Almagià ai procedimenti disciplinari sospesi per alcuni vigili urbani. Il documento è datato 27 novembre scorso. I due ispettori inviati nel capoluogo dall’Agenzia di Cantone hanno scandagliato gli atti dell’amministrazione rilevando una «serie di criticità» che, si legge nella relazione fin qui mai pubblica, «coinvolgono sia le tematiche della prevenzione della corruzione e della trasparenza che quelle relative alla materia della contrattualistica pubblica, che richiedono l’attivazione di un contraddittorio con l’amministrazione comunale». 
Non solo. Alla luce dell’analisi svolta, l’Autorità ha disposto il trasferimento della relazione all’Ufficio di vigilanza sugli obblighi di trasparenza, all’Ufficio vigilanza misure anticorruzione, alla Procura della Repubblica di Ancona e alla Procura regionale della Corte dei Conti. 

Gli accertamenti specifici
In merito alla gestione della Rsa Benincasa, l’Autorità segnala che il «ricorso improprio alla proroga e all’estensione del contratto ha di fatto violato le regole di trasparenza, libera concorrenza e proporzionalità che devono ispirare ogni affidamento da parte della pubblica amministrazione». Per quanto riguarda il locale “Lascensore” al Passetto, per cui la precedente amministrazione aveva transato rispetto alla morosità acquisendo gli arredi poi lasciati andare in malora, si ravvisano elementi tali da far ritenere un possibile danno erariale”. La questione è già all’attenzione della procura della Corte dei Conti. Gli ispettori si soffermano sui circoli morosi. Se la situazione complessiva viene considerata in via di definizione, si rimarca come, rispetto al circolo Arti e Mestieri, «non è stata chiarita la motivazione per cui è stata sospesa la riscossione della cartella esattoriale e se si sia raggiunto un accordo transattivo».
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