ANCONA - «I vari ufficiali sono succubi e volontariamente omertosi verso la generalessa che forte della protezione del dittatore Mancinelli usa i vigili come meglio crede e non per le attribuzioni date dalla Legge. Sì, la Legge che nel nostro comando non esiste e viene calpestata con trasferimenti, pratiche disciplinari etc.» Il comando è quello della polizia locale delle Palombare. La “generalessa” a cui si fa riferimento è la comandante Liliana Rovaldi.
L’invettiva verso il primo ufficiale e la sindaca è stata resa pubblica nel pomeriggio di martedì, quando le copie dello sfogo firmato dai “vigili urbani di Ancona” e indirizzato al prefetto D’Acunto hanno tappezzato la bacheca di via Matteotti, dove vengono apposte le locandine di eventi e iniziative. La lunga missiva, pur riportando la firma dei vigili (sbagliata, tra l’altro, perché si chiamano agenti di polizia locale), è del tutto anonima: «Ci celiamo nostro malgrado dietro l’anonimato, perché tutti abbiamo famiglia», viene spiegato all’inizio della lettera, dove si fa riferimento a una «situazione ormai insostenibile» all’interno del comando, dove «non si può parlare di polizia giudiziaria» e dove «nessuno di noi può prendere alcuna iniziativa a tutela del cittadino, nessuno di noi può portare una notizia di reato perché potrebbe avere conflitti con la generalessa» che, stando alla lettera, «non perde tempo per umiliarci, condizionarci e maltrattarci». In definitiva, «ci limitiamo a portare la divisa a spasso e rubare lo stipendio, perché di questo si tratta». Il finale: «È giusto che i cittadini sappiano, è giusto che i vigili facciano i vigili».
La comandante Rovaldi non sporgerà neanche denuncia: «Non ne vale la pena, vado avanti tranquilla come se nulla fosse accaduto.
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