Violentata dal branco dopo il party, caccia al terzo orco misterioso. La vittima: «Voglio solo che vengano puniti»

La polizia indaga sulla violenza sessuale subita dalla commessa anconetana
La polizia indaga sulla violenza sessuale subita dalla commessa anconetana
di Stefano Rispoli
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Lunedì 7 Febbraio 2022, 05:15

ANCONA - Chi è il terzo orco che, sballato da alcol e cocaina, si sarebbe approfittato della commessa anconetana stuprata la sera del 24 aprile scorso a Porto Recanati? I ricordi di quell’inferno, per quanto nitidi, hanno permesso alla vittima di fornire ai poliziotti solo un identikit sommario del terzo presunto violentatore, che non conosceva.

Né sono stati d’aiuto gli interrogatori di garanzia dal carcere di Montacuto, dove sono rinchiusi Osvaldo Iannuzzi e Giuseppe Padalino, arrestati con la pesantissima accusa di violenza sessuale di gruppo aggravata dall’uso di alcol e stupefacenti.

Sia l’insegnante di sostegno 44enne sia il muratore 52enne hanno fatto scena muta davanti al gip, pur rivendicando la loro totale estraneità ai fatti. 


Novità importanti potrebbero emergere quando gli 007 della Squadra Mobile, guidati da Carlo Pinto, avranno modo di ascoltare gli altri tre partecipanti al party choc di Porto Recanati (il fratello di Iannuzzi e due donne). Quando la vittima ha deciso di confidarsi in questura, raccontando in lacrime l’incubo vissuto, ha infatti raccontato di essere stata portata via con l’inganno dal festino in cui, nel giro di un paio d’ore, erano già state consumate diverse strisce di coca. Gli alcolici erano finiti, c’era bisogno di una persona sobria che si mettesse al volante per andare a recuperare del vino a casa di Iannuzzi. «Se veniamo fermati dalla polizia è un macello, vieni con noi, guida tu che sei lucida», le hanno detto. Era una trappola. Tre uomini contro una donna: impossibile liberarsi dalla morsa del branco. Il tempo di inviare un messaggio vocale a un amico, poi la commessa è precipitata nell’abisso degli abusi. «Osvaldo (Iannuzzi, ndr) aveva cambiato espressione, era serio, con lo sguardo cattivo - ha raccontato in questura -. Con tono perentorio mi diceva: “Ti do due minuti per mettere via quel telefono, è tutto il girono che ti squilla, non mi piace questa cosa”. Non capivo più nulla, cominciavo a spaventarmi». E in un attimo si è ritrovata immobilizzata su un letto. Ha raccontato che Padalino e l’altro uomo misterioso, sulla quarantina d’anni, stavano in piedi e la trattenevano per le spalle. «Cercavo di divincolarmi e urlavo, ma Osvaldo mi bloccava le gambe e abusava di me». 
Il prof che le diceva di essere «come Batman», uno che «lo vedevi in un modo ma in realtà era tutta un’altra persona» si sarebbe perfino vantato dello stupro, senza alcun ritegno. 


«Ti è piaciuto? Che c’è, non mi ami più?», avrebbe chiesto alla preda, subito dopo averla assalita, per poi passare alle minacce: «Mi raccomando, stai zitta, fatti i c... tuoi perché so dove abiti, dove lavori e dove vanno a scuola le bambine: non le tocco solo perché se vado in galera poi me la passo male». E per rendere più chiaro il concetto, in cucina avrebbe brandito un coltello, dicendo: «Ci penso io con questo alle donne che non stanno zitte, le ho tutte appese nell’appartamento di fronte». Poi, tra canzoni napoletane e risate sguaiate, il professore, il muratore e il terzo complice si sono fatti riaccompagnare al party.

«Sali con noi?» le avrebbero chiesto, come se nulla fosse accaduto. La vittima ha preso la sua auto ed è corsa a casa, sconvolta, per confidarsi con un amico e farsi accompagnare all’ospedale, dov’è stato attivato il Codice rosso, percorso preferenziale dedicato alle vittime di violenza. Poi ha avuto il coraggio di aprirsi alla polizia. «Osvaldo è pericoloso, ho paura che possa mettermi sotto con l’auto o tirarmi l’acido - ha confessato -. Voglio solo che queste persone siano punite per quello che mi hanno fatto e stiano lontane da me». 

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