ANCONA - Il giorno dopo, lo choc si legge negli occhi della gente degli Archi che non si capacita della morte del Mustafe, il profugo somalo di 22 anni stritolato dalle ruote di un’autocisterna. Sull’asfalto ancora intriso di sangue sfrecciano le auto, camion e pullman fanno tremare i vetri delle case. Via Marconi assomiglia a un circuito senza regole: strisce pedonali cancellate dal tempo e dall’usura, sosta selvaggia, la pista ciclabile fantasma interrotta in più punti dai cantieri che restringono la carreggiata, con bici e monopattini che passano perfino sotto i portici.
La tragedia
In questo caos generale, non stupisce che un giovane abbia perso la vita sotto le ruote di un camion. D’altronde, via Marconi è una roulette russa: il pericolo è sempre dietro l’angolo e servono mille occhi quando si tratta di attraversare. «Fate qualcosa per la sicurezza di questa strada», è l’appello dei commercianti, esausti per i cantieri infiniti e preoccupati anche per la futura pista ciclabile che, nelle idee del Comune, dovrà essere realizzata sul lato dei portici. «Guardi quel semaforo intelligente: il verde a chiamata per i pedoni è stato disattivato da quando sono cominciati i lavori», si sbraccia Piergiorgio Moretti, presidente dell’associazione Archi Vivi e titolare del negozio di modellismo. «E vogliamo parlare delle strisce pedonali accanto alla scuola elementare? Sono cancellate dalle buche, lì svoltano i tir diretti al porto e i bambini sono a rischio». Il problema è legato anche alla velocità e all’inciviltà di chi è al volante.
Le voci
«Chi attraversa la strada deve farsi il segno della croce - commenta Omar Andreanelli, titolare del Bar Leone -.