Ruba in un negozio a 15 anni per farsi accettare dal branco. Il vescovo: «Siamo tutti responsabili per i bulli»

Il vescovo Angelo Spina
Il vescovo Angelo Spina
di Stefano Rispoli
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Lunedì 15 Novembre 2021, 03:25 - Ultimo aggiornamento: 15:07

ANCONA - «Non diamo la colpa alle famiglie, non diamola alla scuola o alle parrocchie. Noi tutti siamo responsabili». Lo sguardo puntato negli occhi dei ragazzini pronti a ricevere il sacramento della Cresima, sui loro genitori, sui fedeli. Un appello urbi et orbi a prestare ascolto ai giovani, ad intercettare le loro debolezze, la loro richiesta d’aiuto. Si è rivolto simbolicamente a tutta la comunità cristiana monsignor Angelo Spina, con l’omelia tenuta ieri mattina nella chiesa dei Salesiani dedicata alle Cresime. 

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Oggi sarà in collegamento via Zoom con il Consiglio comunale monotematico, incentrato sul problema della violenza giovanile e dei bulli. «Mi hanno chiesto di intervenire sul tema dei ragazzi che si organizzano in bande, in piccole gang che fanno danni: pensiamo sempre che le colpe siano degli altri, ma noi tutti siamo responsabili e siamo chiamati ad aiutare questi giovani». Un messaggio che va dritto al cuore delle famiglie. «I ragazzi sono come fiori di primavera: basta una gelata per bloccare la loro crescita» è il paragone ficcante del vescovo. «Bisogna tutelarli, stare vicino a loro. Ascoltarli, non semplicemente sentirli». Dialogo è la parola chiave. «E invece i genitori non hanno mai tempo, l’occhio è sempre rivolto alla televisione e al cellulare». 
La riflessione di monisgnor Spina nasce dall’esperienza. «Sono rimasto sconvolto dalla testimonianza di una coppia di genitori - ha raccontato nella celebrazione, catturando l’attenzione dei fedeli -. Il loro figlio di 15 anni un giorno è entrato in un negozio per rubare una felpa, ma è stato ripreso dalle telecamere. Le forze dell’ordine l’hanno identificato e denunciato. I genitori l’hanno saputo solo quando sono stati convocati in caserma. Hanno chiesto al figlio: non ti è mancato mai niente, qui a casa hai tutto, perché sei andato a rubare quella felpa? E lui ha risposto che gli amici gli avevano chiesto un gesto dimostrativo, altrimenti non sarebbe stato accettato dal gruppo. Anzi, dal branco». Non una parabola, ma un racconto ispirato dalla cronaca. Contro le tenebre delle baby gang e del bullismo, il vescovo ha acceso una luce: «Abbiamo bisogno di Dio in questo momento difficile, di amore e di attenzione per i nostri ragazzi». 
Nella toccante omelia ha insistito molto sui concetti di pazienza, dialogo, ascolto, non solo nel rapporto verticale tra genitori e figli, ma anche tra fratelli, sorelle e amici.

L’ultima preghiera il vescovo l’ha rivolta direttamente ai neo cresimati. «Alla chiamata del Signore avete risposto “Eccomi”. Ricordate che non è un like che si può mettere e cancellare un secondo dopo dai social, ma un impegno per sempre». 

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