Ancona, la variante dell’ex Metro
nel mirino della procura: la situazione

Ancona, la variante dell’ex Metro nel mirino della procura: la situazione
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Sabato 31 Marzo 2018, 04:35
ANCONA - La procura indaga sulla valutazione economica della variante che ha permesso a Edoardo Longarini di completare la trasformazione dell’ex cinema Metropolitan. Nel 2015, alla società Metropolitan Building era costato 530 mila il cambio d’uso del palazzo, stando alla quantificazione di una perizia redatta dall’Agenzia delle Entrate. La somma pagata all’Amministrazione comunale dopo un tira e molla durato cinque anni sarebbe al centro dell’inchiesta avviata nel 2017 dal pm Marco Pucilli, a seguito di un esposto presentato dal consigliere comunale e candidato sindaco Stefano Tombolini. 

Era stato lui, assieme a una buona parte dell’opposizione politica della Mancinelli, a contestare il maxi sconto alla società gestita da Longarini. Una contestazione arrivata soprattutto a seguito delle perizie redatte, sempre dalla Agenzia delle Entrate per conto del Comune, nel 2008 e nel 2010, quando il plusvalore dell’immobile (ovvero quanto la proprietà doveva versare in cambio della variante per la rivalutazione), era stato quantificato rispettivamente in 3 milioni e 900 mila euro e 3 milioni e 200 mila euro. Dopo l’esposto, presentato anche alla Corte dei Conti e al prefetto, la procura ha aperto un fascicolo ipotizzando l’abuso d’ufficio. Nell’inchiesta, che ruota attorno ad accuse che sono ancora tutte da dimostrare, figurano indagate quattro persone. 

Si tratta dell’ingegnere capo del Comune Ermanno Frontaloni, dell’amministratore delegato della MB Mario Campanella e di due funzionari dell’Agenzia delle Entrate: Roberto Familume e Placido Migliardo. A tutti è stato notificato l’avviso di proroga delle indagini firmata a fine dicembre. In corso, c’è una superperizia disposta dalla magistratura per verificare la correttezza della quantificazione del plusvalore connesso al restyling dell’immobile inaugurato nel novembre 2016. A permettere la trasformazione da cinema a complesso commerciale con negozi e uffici era stata la variante votata in consiglio comunale a giugno 2015 con 20 voti favorevoli, 7 contrari e 2 astenuti. Il valore del cambio d’uso era stato stimato in 530mila euro. Una cifra nettamente inferiore rispetto alle somme stabilite dalle perizie del 2008 e del 2010. Questo perché nelle prime due valutazioni la cifra era stata decretata in base a un progetto che prevedeva l’ipotesi di spazzare via totalmente i 700 posti della sala cinema. In quel caso sarebbe aumentata la redditività della proprietà per gli spazi guadagnati da destinare a usi commerciale. Nel 2015, invece, il valore del cambio d’uso era stato valutato in base alla possibilità di mantenere un’area ad uso culturale, con 300 posti a sedere. 

Nonostante la riduzione della superficie guadagnata dalla proprietà (da quasi 2500 mq a circa 2000), secondo Tombolini, che ha presentato l’esposto, il plusvalore determinato nei 530mila euro (-83% rispetto alla prima valutazione) sarebbe inspiegabile. I 530mila euro di plusvalore calcolati derivavano inoltre dalla somma algebrica tra il valore post variante, il valore pre variante e il costo di trasformazione: rispettivamente, 21 milioni 625 mila euro circa, 4 milioni 656 mila euro e spicci e 16 milioni 438 mila euro. L’Agenzia aveva preso a riferimento i valori di un campione di immobili assimilabili secondo gli atti di compravendita stipulati dai notai cittadini. Subito dopo l’approvazione della variante, la polemica si era aperta, coinvolgendo anche Loretta Boni, segretaria Pdci di Ancona, e Francesco Rubini, capogruppo Sel-Ancona Bene Comune. A passare per vie giuridiche è stato però Tombolini.
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