ANCONA - Non aveva mai nascosto la sua contrarietà al vaccino, tanto che era stato sospeso dall’Asur per non aver aderito alla campagna di profilassi anti-Covid. Ma nessuno dei colleghi immaginava che si sarebbe spinto a tanto: pagare per ottenere un Green pass falsificato, indispensabile per tornare al lavoro. Chi lo conosce bene, sostiene che il professionista era particolarmente euforico negli ultimi giorni: una felicità motivata dall’imminente rientro in servizio.
Ma all’improvviso, è arrivata la doccia gelata dell’indagine della Squadra Mobile dorica che ha inchiodato anche lui, medico del 118 di lunga esperienza, stimato e apprezzato da tutti, non solo nell’ambiente di lavoro.
«Un professionista serio, un gran lavoratore e un uomo molto intelligente», lo definiscono i colleghi. Tutti conoscevano la sua antipatia nei confronti del vaccino, ma adesso stentano a credere che anche lui abbia partecipato alla squallida messinscena delle iniezioni-bluff. Secondo gli investigatori, il sessantenne avrebbe pagato per simulare la vaccinazione ed ottenere così il Green pass necessario per tornare al lavoro. Si sarebbe presentato il 18 dicembre nell’hub del Paolinelli, alla Baraccola, insieme al gruppo gestito da Daniele Mecozzi, il ristoratore di Civitanova ritenuto dagli inquirenti uno dei principali reclutatori di pazienti-fake da affidare all’infermiere Luchetti. Si sarebbe messo in fila con gli altri in attesa dei entrare nel box delle vaccinazioni per sottoporsi alla puntura fittizia. In questo modo avrebbe raggiunto lo scopo di conseguire l’ambito certificato verde. Il medico del 118 è stato denunciato e sottoposto all’obbligo di dimora e di firma e al divieto di uscire nelle ore serali.
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