Il falsario dei vaccini si sentiva alle strette: «Vivo male, mi sono arrivate pressioni ai fianchi: troviamo una soluzione»

Una delle finte vaccinazioni eseguite dall'infermiere
Una delle finte vaccinazioni eseguite dall'infermiere
di Federica Serfilippi
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Venerdì 14 Gennaio 2022, 02:40 - Ultimo aggiornamento: 15 Gennaio, 08:36

ANCONA - «Mi sono arrivate delle pressioni sui fianchi, cioè vivo male»; «però se un attimo ci parliamo eh, troviamo una soluzione»; «godiamocela insieme». Sono gli stralci del dialogo avvenuto all’interno dell’hub del Paolinelli tra l’infermiere Emanuele Luchetti e il medico odontoiatra Carlo Miglietta. Quest’ultimo aveva appena pizzicato l’operatore sanitario nel bel mezzo della messinscena della falsa inoculazione nei confronti della moglie di un dermatologo terrorizzata dai vaccini.

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«Lei si c… addosso da morire, lui m’ha fatto, poveretto, una cantilena dicendomi: “guarda dammi una mano, io non so con lei cosa fare”» la giustificazione resa da Luchetti a Miglietta per il vaccino bluff.

Il dialogo, registrato e consegnato agli inquirenti, è del pomeriggio del primo dicembre. 


Proprio quel giorno, Luchetti inizia a scoprire le sue carte, parla in maniera blanda di «pressioni» ricevute e anche di alcuni canali per portare all’hub gli utenti da non vaccinare. Il 2 dicembre, torna ancora sulla dose della moglie del dermatologo: «Lui mi si è dimostrato ambiguo all’inizio, “non se po’ fa ste robe, non se po’ fa”, cioè capito? O voleva fa un test su de me oppure non lo so, poi dopo de che, nel momento quando c’è stato il coso ha detto: oh! Accordiamoci così”»; «”no perché mia moglie è tanto pensierosa, mi moglie tanto c’ha l’ansia”». Sulla clientela: «professionisti che noi pensiamo, ce testano, cioè non viene il bancarellaro che ce sputt…all’ennesima potenza». Per quel vaccino non inoculato, Luchetti avrebbe preso 300 euro. 


Inizialmente, proprio in merito alla prima non inoculazione contestata, lo si sente parlare di un primario andato in pensione che avrebbe fatto da tramite: «giustamente (in riferimento al medico, ndr) non si sbilancia, ha detto: “senti a lui”, tanto è lui che si occupa di queste cose». Man mano, l’attività sembra allargarsi e prendere una piega diversa: vengono fuori i presunti procacciatori e l’esistenza, per dirla con le parole del gip, «di un articolato sistema illecito»: «questo qui è l’avvocato che me li ha mandati»; «è un amico, è Gabriele Galeazzi» dice Luchetti. Alla domanda del dottor Miglietta se il contatto con il legale potrebbe essere un boomerang, Luchetti risponde ridendo: «Per quale motivo? Anzi ci tutelerà lui».

Sempre in riferimento al legale: «il contatto è l’avvocato, prima è partito con l’avvocato»; «m’ha richiamato un’altra volta, mi ha insistito un’altra volta, gli ho detto: io guarda ste robe, sai un attimo, così…io fino adesso so stato sempre no?! Tutte persone un po’ particolari… e dopo è capitata sta cosa». Il 50enne infermiere indica anche Daniele Mecozzi come presunto interlocutore: «il contatto è quello con la barba, lui è il proprietario del ristorante il Casablanca». E poi, prospettando ancora un giro più largo: «Poi ho smosso quell’altra rumena, che c’ha quell’altro de Perugia, altra gente da Perugia, c’è un altro di Bologna, deve essere in modo tale che la gente arriva». Insomma, parole non proprio dall’ultimo anello della catena, tanto che indica i prezzi futuri: «300 l’abbiamo buttata così, tra un po’ ci spostiamo». A fine dicembre, il tiro si alza ancora di più: «Da anno novo portamo tutto a cinque». 

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