Ancona, l'untore resta in carcere
E rifiuta la terapia contro l'Aids

Claudio Pinti
Claudio Pinti
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Giovedì 2 Agosto 2018, 05:35

ANCONA - Istanza di scarcerazione respinta, Claudio Pinti deve rimanere a Montacuto. Lo avrebbe deciso il gip a cui venerdì il difensore del 35enne, l’avvocato Alessandra Tatò, si era rivolto per chiedere una misura meno severa delle sbarre. Al documento per la scarcerazione erano stati allegati i risultati della analisi e degli accertamenti clinici svolti nelle ultime settimane dall’ex autotrasportatore per cui la procura ipotizza i reati di omicidio volontario e lesioni personali gravissime. I risultati, elaborati dall’ospedale di Torrette e basati sia sulle analisi del sangue sia su una visita eseguita da Pinti nel reparto di Immunologia, avrebbero rilevato un tasso di immunodeficienza grave, causata dalla contrazione dell’Hiv. Nonostante il virus sia presente nel sangue di Pinti da circa dieci anni, le sue condizioni di salute non sarebbero comunque compromesse a tal punto di impedire al 35enne di sottostare al regime carcerario a cui è sottoposto da un mese e mezzo. Inoltre, durante la visita a Torrette, l’uomo avrebbe rigettato la proposta di iniziare una terapia per cercare di contrastare l’Aids, una malattia che il 35enne non ha mai curato, negandone l’esistenza.

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