Uscita dal porto, avanti tutta. Il senatore Coltorti torna a proporre il percorso alternativo: «C'è la frana, meglio più a nord»

Il senatore M5S Mauro Coltorti
Il senatore M5S Mauro Coltorti
di Lorenzo Sconocchini
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Mercoledì 6 Ottobre 2021, 07:15

ANCONA - «Costruire una strada da 100 milioni di euro su un territorio instabile per una frana profonda 90 metri? Pensateci bene...». Torna alla carica il senatore pentastellato Mauro Coltorti, presidente della Commissione Lavori pubblici e infrastrutture, contro il tracciato progettato per l’Ultimo miglio dell’uscita dal porto. Convinto oppositore della prima ora del percorso che s’interna dal lungomare a sud di Torrette, al punto da spingere l’Anas nel 2019 a una pausa di riflessione poi risolta dall’intervento dell’allora ministro Paola De Micheli, il senatore Coltorti torna a esprimere pesanti riserve, dopo la notizia che il raccordo tra il porto e la statale 16, nelle ipotesi allo studio dell’Anas, è stato progettato a una sola corsia per senso di marcia.

Dopo oltre 20 anni di attesa di un’uscita dal porto, per Coltorti la bretella dovrebbe «essere a 4 corsie ma dato che verrà ubicata su un’area a mio giudizio estremamente problematica, non mi strapperò le vesti se verrà realizzata a due corsie». 
Nel dibattito tra varie ipotesi progettuali sull’Ultimo miglio, il parlamentare marchigiano ha già espresso tante volte la sua posizione, favorevole a un tracciato più a nord, all’altezza di Colle Ameno, facendo pesare sia lo spessore politico (era stato ministro in pectore delle Infrastrutture nel primo governo Conte, incarico poi sfumato in extremis) sia quello di studioso, professore ordinario di Geomorfologia e Geologia Ambientale all’Università di Siena. Coltorti sottolinea «le criticità di questa soluzione che vede la bretella lasciare la litoranea e attraversare il fianco sinistro della frana di Ancona in un settore dove nel 1982 si creò un gradino di oltre 2 metri». La frana di Ancona, per il senatore Cinque Stelle, «è quasi impossibile da stabilizzare ed è molto difficile stabilire quando si riattiverà». Il sofisticatissimo sistema di monitoraggio della frana Barducci attivato dal comune di Ancona h24, studiato come un modello persino in Norvegia, non basta per Coltorti a fugare i fantasmi. 
La frana, con uno spessore di oltre 90 metri, una larghezza di ai 3,2 km ed una lunghezza di oltre 1 km, dalla sommità del versante del Montagnolo al mare, «si potrebbe riattivare in qualsiasi momento, soprattutto in un’area sismica», tanto più che nel dicembre 1982 «si manifestò dopo circa cento anni dalla precedente». Il progetto attuale, che «dovrà essere confermato dopo le analisi che condurranno al progetto definitivo», per Coltorti attraversa (il Comune ha sempre precisato: lambisce) una zona «che sulla base della elevata pericolosità dovrebbe essere interdetta, come anche confermato dal Piano di assetto Idrogeologico». Per realizzare il progetto in elevata sicurezza «saranno necessari più investimenti» e il rischio è «che la riattivazione della frana vanifichi completamente gli investimenti di circa 100 milioni» e rinvi di altri anni un’infrastruttura «di importanza fondamentale per la viabilità regionale». Come se non bastasse la Barducci, il senatore ricorda - evocando scenari che sembrano il trailer di un disaster movie - che a Torrette c’è un’altra frana «che sovrasta l’ospedale regionale e ne rallentò il completamento sino alla realizzazione di importanti interventi di bonifica». «Non è escluso che la ”bretella” riattivi la vecchia frana compromettendo la stabilità e in parte la fruizione dell’ospedale regionale».
Il senatore accusa l’amministrazione comunale di Ancona di aver proposto all’Anas la soluzione «più critica per non rinunciare a una manciata di voti», quelli dei residenti di Torrette che con l’alternativa suggerita da Coltorti - una strada che procede sul lungomare nord oltre Torrette, per poi internarsi verso Colle Ameno - «vedrebbero cancellato il piccolo porticciolo».

Coltorti cerca una sponda politica nella nuova giunta regionale di centrodestra. «Magari il presidente Acquaroli potrebbe esigere maggior chiarezza sui rischi della soluzione progettuale dell’Anas». Poi saranno «gli amministratori comunali e regionali a prendersi le responsabilità delle proprie scelte».

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