In via Pizzecolli affiorano reperti storici dagli scavi, stop ai lavori per la maxi-scala

Il cantiere in via Pizzecolli al Guasco di Ancona
Il cantiere in via Pizzecolli al Guasco di Ancona
di Lorenzo Sconocchini
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Venerdì 16 Luglio 2021, 05:55 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 05:01

ANCONA - Spuntano reperti storici di mezzo millennio fa, durante gli scavi per l’imponente scalinata destinata a collegare via Pizzecolli con via Birarelli, e il cantiere avviato un mese fa nel cuore del rione Guasco-San Pietro è costretto a fermarsi. Ci vorranno approfondimenti per datare l’epoca delle antiche pavimentazioni affiorate dopo che le escavatrici della ditta appaltatrice - un pool di imprese formato da Costruzioni Future di Macerata e Co.Pro.La. di Senigallia - avevano rimosso circa due metri di detriti e calcinacci.

 
Terremoti e bombe
Materiale sedimentato nei secoli di storia anconetana, segnata da terremoti e bombardamenti, in uno scorcio del centro storico che, come la sovrastante piazzetta di Porta Cipriana, anch’essa interessata dal restyling, era stato svuotato dalle demolizioni post-belliche, che hanno cancellato residenze private, la chiesa di Sant’Anna dei Greci e la porta Cipriana. 


Ma sotto le macerie erano rimaste tracce dell’edificato precedente, palazzi costruiti in certi casi nel 1400-‘500. Proprio a quest’epoca potrebbero risalire, ma la stima è davvero provvisoria, legata al primo colpo d’occhio, le pavimentazioni emerse mercoledì scorso dagli scavi, affiorate a circa tre metri d’altezza sul piano stradale di via Pizzecolli.

L’archeologo Giacomo Piazzini, a cui il Comune ha affidato l’incarico di sorveglianza archeologica degli scavi in corso d’opera, ha subito segnalato il ritrovamento dei reperti alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche.

Una funzionaria ha già esaminato il materiale fotografico, ma serviranno sopralluoghi e accertamenti più approfonditi per una datazione esatta dei reperti. Che secondo le prime stime, però, dovrebbero risalire a un’epoca post medievale, probabilmente al 1400-‘500. 


Appalto da 400mila euro
I lavori per la maxi-scalinata, un appalto da circa 400mila euro da eseguire in 180 giorni, per ora si fermano, anche se l’intervento della Soprintendenza non dovrebbe essere così impattante per il cronoprogramma del cantiere, specie se venisse confermata una datazione come quella ipotizzata.

Diverso sarebbe stato se fossero emerse tracce di una domus romana o di reperti medievali, come era accaduto nel maggio 2016 durante il lavori di restauro del Bar del Duomo, sempre al Guasco, quando affiorarono i resti dell’antica chiesa di Santa Maria del Carmine e del convento, che costrinsero a un lungo stop del cantiere, tanto che i titolari della concessione ancora aspettano il via libera ai lavori. 


In via Pizzecolli, dove lo scalone dovrà inerpicarsi all’altezza del civico 41, tra piazza San Francesco e piazza Stracca, i lavori dovrebbero ripartire in tempi non lunghi.

Ma ritrovamenti del genere potrebbero riproporsi nelle fasi successive degli scavi e costringere a nuovi stop dei lavori.


«Incappare in reperti storico-culturali scavando in questa zona è un evento prevedibile», commenta l’ingegner Mauro Federici, che abita e lavora a pochi metri dal cantiere e ha inviato una segnalazione corredata da dossier fotografico alla Soprintendenza (già comunque informata dall’archeologo di sorveglianza) e ai carabinieri del Nucleo Tutela del patrimonio culturale. 


Alcuni residenti temono che, con il cantiere fermo e le piogge previste nei prossimi giorni, i detriti possano franare verso la strada, «visto che - fa notare Federici - si è cominciato a scavare dal basso». L’assessore ai lavori Pubblici Manarini tranquillizza tutti. «Il cantiere verrà sempre tenuto in sicurezza».

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