Pistole puntate in faccia, calci e pugni senza pietà alla Dialer System. Svaligiato il deposito di prodotti hi-tech

La polizia al centro commerciale della Baraccola
La polizia al centro commerciale della Baraccola
di Stefano Rispoli
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Domenica 21 Novembre 2021, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 22 Novembre, 11:12

ANCONA - Come in una fiction ad alta suspense. L’irruzione violenta, le pistole puntate in faccia alle vittime, scaraventate a terra e immobilizzate con fascette ai polsi, strette così forte da far perdere la sensibilità delle mani. Calci e pugni al titolare e al suo dipendente, il tocco soffice di una mano sotto la testa della ragazza - giovane neoassunta - per non farle del male. Sono stati “gentili” solo con lei, i banditi che venerdì sera hanno assaltato la Dialer System Srl, ditta rifornitrice di smartphone, tablet e prodotti hi-tech di ultima generazione con sede al Gross di via Albertini.


La ricostruzione 
Sono le 20,25.

Nel centro all’ingrosso della Baraccola c’è la security nella portineria all’ingresso, ma i cancelli sono aperti: vengono serrati 5 minuti dopo, quando scattano i controlli serali. Fino a quell’ora si entra liberamente. Di sicuro il commando armato è entrato prima, in abiti “civili”, a bordo di un’auto che si spera di riconoscere dalle immagini delle telecamere che coprono l’intero complesso commerciale. I banditi incappucciati - almeno 5 - si dirigono verso il modulo M15 dove ha sede la Dialer System, a pochi metri dallo stabilimento di Leroy Merlin. Attendono che esca il socio del titolare, che lavora nella ditta accanto: prende l’auto e se ne va. Il parcheggio è deserto, inghiottito dall’oscurità. È il momento per entrare in azione. I banditi entrano con la forza. «State buoni, tutti a terra», intimano ai tre presenti. Per rendersi più convincenti, estraggono le pistole. Schiaffi e calci ai due uomini, niente violenza sulla ragazza. I tre vengono fatti sdraiare, faccia a terra, con i polsi legati da fascette. In tre li sequestrano, mentre i complici si occupano alcuni di tranciare i fili delle telecamere e sradicare i server, altri di caricare in un sacco cellulari, tablet e prodotti tecnologici stoccati nel magazzino. Sarebbero stati rubati fino a 2mila pezzi: è in corso la quantificazione del bottino, ma si parla di diverse centinaia di migliaia di euro.


Il sequestro
Sotto la minaccia delle armi, il titolare e i due dipendenti restano immobili, impotenti, mentre la gang saccheggia la ditta. Calci in faccia a chi implora di allentare la morsa delle fascette, troppo strette. Dall’accento, secondo le vittime, il boss è italiano, forse napoletano, difficile dirlo. Alcuni dei complici, invece, sarebbero stranieri. All’improvviso la fuga, non si sa se dovuta a qualche rumore che potrebbe aver disturbato il loro piano. I contorni qui sono ancora molto sfumati, dagli investigatori trapelano poche informazioni. Le ipotesi sono due: o sono usciti in auto, passando dall’unico ingresso, quello principale, presidiato però dalle guardie giurate (un rischio eccessivo). Oppure - più probabile - si sono allontanati a piedi con il bottino. Potrebbero aver scavalcato la recinzione che costeggia la Statale 16, dove ad attenderli c’era un “palo”, o quella sul retro, in via Zingaretti, piegata in più punti, anche se non ci sono buchi a prima vista. 


La fuga
I rapinatori hanno lasciato le tre vittime legate a terra. Hanno impiegato una mezz’ora per liberarsi. Ci sono riusciti grazie ad un taglierino con il quale hanno reciso le fascette, aiutandosi l’un con l’altro. Poi hanno dato l’allarme al 112. Al Gross si sono fiondate le Volanti della polizia e altri mezzi della sicurezza privata. Le ricerche sono andate avanti fino a notte fonda, ma dei banditi nessuna traccia. Gli ostaggi, sotto choc, hanno preferito non andare all’ospedale. Solo uno dei dipendenti, il ragazzo, ieri mattina ha deciso di farsi controllare a Torrette per un calcio ricevuto in faccia. Gli inquirenti ora si aggrappano alle telecamere, non quelle della Dialer System, messe fuori uso dai rapinatori, ma quelle che sorvegliano il Gross. A distanza di 24 ore, però, i filmati non hanno ancora fornito indizi interessanti. Le indagini proseguono serrate. Si scandaglieranno tutti gli ingressi e le uscite dal centro commerciale all’ingrosso dove, adesso, l’incredulità si confonde con la paura. 

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