«Zitta, devi fare la serva»: lei denuncia il marito-padrone. Puniva la figlia perché indossava i pantaloncini

L'uomo è stato denunciato per aver maltrattato la moglie e la figlia
L'uomo è stato denunciato per aver maltrattato la moglie e la figlia
di Federica Serfilippi
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Giovedì 17 Marzo 2022, 07:00

ANCONA - Ha denunciato il marito dopo l’ennesimo litigio tra le mura domestiche e sotto gli occhi dei figli, scoperchiando davanti ai carabinieri un passato di violenze e soprusi, sia morali che fisici. Episodi legati a motivazioni economiche, ma anche incompatibilità caratteriali e arretratezza culturale. Episodi che, in alcuni casi, avrebbero anche coinvolto la figlia della coppia, maltrattata perché usciva «con i ragazzi» e perché a casa teneva i «pantaloncini corti». 

 
I contorni della storia di una famiglia marocchina residente in una cittadina della Val Musone sono emersi ieri nel corso dell’udienza dove è imputato per lesioni personali e maltrattamenti un 57enne, attualmente all’estero. Parte civile è la moglie, una connazionale di 42 anni, con l’avvocato Gianluca Gobbi. Ieri era presente in aula. È stata lei, dopo un primo contatto con i Servizi Sociali, a puntare il dito contro l’uomo e ad ottenere nei suoi confronti il divieto di avvicinamento. La denuncia risale al gennaio del 2021, quando a casa erano arrivati i carabinieri e i soccorritori del 118, al termine dell’ennesima lite. In quel frangente, la donna era andata al pronto soccorso: ne era uscita con 15 giorni di prognosi. Le era stato anche lesionato dal marito un dito, quello medio, utilizzato dalla 42enne per fare un gestaccio rivolto all’imputato. È stata la figlia, di poco maggiorenne, a raccontare l’episodio, ricordando che quel giorno – era il 14 gennaio dello scorso anno – il padre era uscito per fare la spesa e la madre si era recata al bancomat per prelevare i soldi necessari a pagare le bollette. Al ritorno a casa, il litigio: «Si sono messi a discutere per i soldi, lui l’ha spinta per terra». La scena si sarebbe verificata in camera da letto. Dopo il gesto del dito medio, la situazione sarebbe precipitata. A quel punto, era intervenuta la figlia, assieme al fratello (anche lui di poco maggiorenne) per dividere i genitori e «spingere papà fuori dalla stanza». Il capitolo dei soprusi nei confronti della figlia, non però inseriti nel capo d’imputazione: «Era violento quando uscivo con gli amici o quando indossavo a casa i pantaloni corti. Una volta mi ha preso il polso e me lo ha girato così forte che non l’ho potuto muovere per giorni». Il 14 gennaio, l’imputato era stato trovato dai carabinieri sulle scale del pianerottolo: «Mia moglie mi ha fatto la mossa del dito medio e ha speso i miei soldi» le parole attribuite all’imputato da un carabiniere testimone.
«Quel giorno, ho trovato la donna scossa, aveva pianto, si vedeva che aveva preso le botte» ha continuato il militare.

Ci sarebbero state anche minacce nei confronti della donna: «Ti ammazzo»; e svilimenti: «Non vali niente». In udienza sono emerse anche presunte pregresse percosse con una zappa, le mani dell’uomo strette al collo della moglie e l’input dato a lei di «fare la serva ai parenti» del 57enne. Il loro sarebbe stato un matrimonio voluto e combinato dalle rispettive famiglie, entrambe di religione musulmana. A testimoniare, pure due stretti parenti della coppia che, però, non avrebbero mai assistito ai maltrattamenti. L’imputato è difeso dall’avvocato Maria Cristina Ascenzo. La discussione davanti al collegio penale è prevista per il 13 aprile. 

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