Metro di superficie, una priorità: «Ma occorre arretrare i binari». La Regione ci crede

Metro di superficie, una priorità: «Ma occorre arretrare i binari». La Regione ci crede
Metro di superficie, una priorità: «Ma occorre arretrare i binari». ​La Regione ci crede
di Stefano Rispoli
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Martedì 21 Marzo 2023, 08:26 - Ultimo aggiornamento: 21:20

ANCONA  - Era il 26 agosto 1915 quando veniva inaugurata la tranvia che collegava Ancona a Falconara. Prima che i bombardamenti del 1944 distruggessero il tracciato che costeggiava la Flaminia, i treni elettrici correvano su e giù per 11,6 km, facendo tappa in 25 fermate intermedie. Quando il servizio fu riscattato dal Comune di Ancona nel 1933, l’orario prevedeva 24 coppie di corse invernali e 36 estive, a conferma della vocazione turistica dell’impianto.

 

 

 

Il disegno


A distanza di 108 anni dalla prima tranvia adriatica, la Regione e il centrodestra tornano alla carica con l’idea di una metropolitana di superficie, che sfrutterebbe gli attuali binari (da adeguare al trasporto elettrico) ma che richiederebbe le realizzazione di un tracciato arretrato per i convogli ad alta percorrenza, senza dimenticare che il potenziamento della linea Adriatica, per cui sono già stati investiti 5 miliardi di euro, prevede il passaggio fino a 176 treni merci al giorno, uno ogni 8 minuti.

«Il disegno che la giunta Acquaroli ha in mente è chiaro - ha ribadito più volte l’assessore regionale Francesco Baldelli -: una nuova linea in arretramento, moderna e sostenibile, che possa assorbire l’alta velocità per la medio-lunga percorrenza e la riqualificazione dell’attuale linea come metropolitana di superficie, che consentirà di riprogettare molti quartieri delle nostre città e valorizzarne la funzione di trasporto pubblico locale votato all’intermodalità».

Il progetto di metropolitana di superficie ricalca quello di cui si parla da trent’anni, avviato nel 1994 con la firma di un accordo di programma tra la Regione Marche, la Provincia di Ancona, 32 Comuni dell’area urbana del capoluogo e Rete ferroviaria italiana. Nel 2004 la Provincia lo presentò alla città, in vista del completamento dei lavori delle nuove stazioni di Falconara Stadio (inaugurata nel 2004 e costata 680mila euro), Ancona Stadio e Camerano-Aspio (importo totale 1,6 milioni) attivate nel 2010, con tanto di adeguamento delle banchine di 8 stazioni (prezzo: 2,8 milioni). 


Il tracciato 


Il tracciato della metro di superficie, da 52 km, avrebbe dovuto collegare con 4 linee gli snodi principali di Senigallia Cesano (mai realizzato), Falconara-Chiaravalle, Ancona Centrale, Ancona Marittima (dismesso nel 2015) e Ancona Sud (Osimo Stazione) per un totale di 56 fermate: sono rimaste sulla carta, tra le altre, quelle di Borghetto, Palombella, Colle Ameno e Collemarino. Dovevano sorgerne 4 in città: agli Archi, alla Mole e, seguendo la ferrovia verso sud, in via Lotto e a Valle Miano, oltre alla Baraccola. «Ma il progetto presupponeva l’arretramento della ferrovia per liberare la costa e sfruttare il tracciato esistente per una metro leggera, che già oggi si potrebbe ipotizzare perché le stazioni esistono: basta volerlo - dice l’ex presidente della Provincia, Enzo Giancarli -. Sarebbe sufficiente un uso più intensivo dei treni, da concordare con Rfi. Ma la creazione di una seconda ferrovia nell’entroterra è fondamentale per non ostacolare la grande viabilità su ferro. Per il bypass di Pesaro e Fano sono già stati stanziati importanti finanziamenti (1.850 milioni per 34 km, ndr), occorre lavorare perché il progetto si estenda fino ad Ancona».

Un percorso alternativo per 30 km stimato in 1.900 milioni, che oggi non ci sono. C’è invece un fondo da 100mila euro che, nel contratto di programma, Rfi ha stanziato per lo studio dell’arretramento dell’intera linea adriatica, rimasto congelato da quando è cambiato il Governo. «Quella è la strada maestra - ricorda Daniele Silvetti, candidato a sindaco di Ancona per il centrodestra -, fondamentale per garantire un collegamento di superficie e sostenibile tra Falconara, Ancona e la Riviera del Conero». 

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