ANCONA - Prima avrebbero iniziato con un avvertimento soft: lo squarcio delle gomme di tre mezzi, tra cui uno utilizzato come furgone da lavoro. Poi, visto che non bastava a scoraggiare la concorrenza, il passaggio alle maniere forti: l’incendio di due veicoli e il furto di una carta di credito. Il movente dei danneggiamenti? Stando all’ipotesi accusatoria, smorzare il lavoro della cooperativa concorrente, operante nel settore dei servizi funebri. È di nove indagati il bilancio dell’inchiesta portata avanti dalla Squadra Mobile e iniziata dopo la denuncia sporta dall’amministratore della cooperativa presa di mira per più di un anno.
Indagine chiusa
Contestualmente agli avvisi di garanzia, i poliziotti hanno notificato anche la conclusione delle indagini preliminari. Tra i reati contestati a vario titolo ci sono illecita concorrenza, danneggiamento, incendio, furto, indebito utilizzo di carte di credito, nonché favoreggiamento personale a carico di uno degli indagati. Stando a quanto emerso, tutto sarebbe nato da una scissione: dalla cooperativa vittima dei vandalismi si sarebbero staccati alcuni dipendenti, migrati poi in un’altra società.
Così, secondo l’ipotesi della pubblica accusa, gli “scissionisti” – i nove indagati, tutti residenti ad Ancona e di età compresa tra i 25 e i 50 anni - avrebbero architettato i danneggiamenti per abbattere la concorrenza e quindi mettere a repentaglio il lavoro della cooperativa (fa da supporto logistico alle imprese funebri) da cui si erano staccati.
In questo lasso di tempo, erano state squarciate le ruote di tre mezzi, tutti parcheggiati in via Gigli: una Fiat Qubo (utilizzata dalla cooperativa danneggiata come furgone da lavoro) e due auto private, una di proprietà dell’amministratore della società, una di proprietà di sua moglie. A maggio 2019, sempre nel quartiere delle Grazie, c’è stato il secondo episodio di vandalismo: una Suzuki, già danneggiata con il taglio delle gomme, è stata data alle fiamme. Il fuoco aveva anche attaccato i veicoli parcheggiati nelle vicinanze.
A dicembre 2019, il fatto più grave: è stata rubata la Fiat Qubo della cooperativa, portata davanti al cancello dell’università del polo di Monte Dago e data alle fiamme. Prima di appiccare il fuoco, è stata rubata la carta di credito trovata all’interno del veicolo e utilizzata dalla cooperativa per i rifornimenti di benzina. Con quella carta, parte degli indagati avrebbe fatto dei prelievi bancari per poche centinaia di euro. È stato uno dei passi falsi dei dipendenti della cooperativa avversaria.
I pedinamenti
Il tracciamento del bancomat ha fornito l’assist agli investigatori per stringere il cerchio attorno ai nove indagati. L’inchiesta è stata compendiata da presidi tecnici, pedinamenti e appostamenti. Ora, con l’avviso di conclusione delle indagini, i nove avranno tempo venti giorni dalla ricezione della notifica per chiedere di farsi sentire dagli inquirenti o depositare una memoria difensiva. Poi, il pm potrà decidere se archiviare qualche posizione o chiedere il rinvio a giudizio.
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