Accoltellata dall’ex marito, il figlio la difende e la salva. L'uomo ha poi minacciato di tagliarsi le vene

Un altro episodio di violenza su una donna in provincia di Ancona
Un altro episodio di violenza su una donna in provincia di Ancona
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Lunedì 6 Gennaio 2020, 07:38
ANCONA - Accoltellata dall’ex marito, è salva grazie al figlio che le ha fatto da scudo con il proprio corpo. Vittima una donna, residente nell’hinterland, che, ora, dopo essere stata soccorsa e curata, si trova in un luogo protetto, lontana da quell’uomo che diceva di amarla ma che, probabilmente, l’avrebbe uccisa se non fosse intervenuto il figlio, appena maggiorenne. L'uomo si è poi ferito a una mano e ha minacciato di suicidarsi. E' stata la donna a farlo recedere.

La violenza
Una storia di violenza accaduta sul finire del 2019 che rappresenta anche il primo “codice rosso” assistito dall’associazione “Insieme a Marianna”, nata per volontà di Carmelo Calì, il cugino di Marianna Manduca uccisa in Sicilia dal marito che aveva denunciato dodici volte invano. I suoi tre orfani vivono a Senigallia dal 2007, anno delle tragedia, insieme a Carmelo Calì e alla moglie Paola Giulianelli. Nessuno ha protetto Marianna ma nel suo ricordo una Onlus, che porta il suo nome, difende altre donne vittime di violenza. «La signora che ha poco meno di 45 anni adesso è al sicuro in struttura provvisoria, essendo il caso recente – spiega Carmelo Calì, presidente dell’Associazione “Insieme a Marianna” – siamo subito intervenuti non appena ci ha contattato e l’abbiamo assistita anche in ospedale dove si è dovuta recare per la ferita alla mano. Successivamente l’abbiamo accompagnata a sporgere denuncia ai carabinieri della Compagnia di Senigallia».

La vicenda

 
Come tutti i codici rossi, attivati per prevenire casi di femminicidio, le indagini restano avvolte dal massimo riserbo per tutelare la vittime. Inizialmente una famiglia come tante. Marito, moglie e un figlio ormai maggiorenne. Lui ha un lavoro sicuro e ben retribuito. A casa i soldi non mancano. Tutto sembra procedere regolarmente ma con il tempo il rapporto tra la coppia si deteriora. Lui inizia ad essere violento, geloso. I litigi aumentano. Le urla in casa diventano la quotidianità. La rabbia del marito padrone non è più gestibile. Le grida non bastano come sfogo. Inizia ad alzare le mani. Lei sopporta. In fondo è il padre di suo figlio. Non potrebbe mai farle del male. Pensa. Prova a resistere. Poi basta. Un giorno lo mette alla porta. Non era più vita quella. Si separano ma lui non se ne fa una ragione. Insiste nel cercarla, per recuperare un contatto e un rapporto. Ci aveva provato anche il giorno in cui l’ha accoltellata. Lei lo aveva visto aggirarsi sotto casa in attesa forse di trovare il coraggio di suonare. A quel punto ha aperto la porta. Voleva parlarle, non si arrendeva alla fine della loro storia.
La paura
La donna aveva paura ma non poteva immaginare che avrebbe tentato di ucciderla. Aveva trascorso tanti anni insieme a lui, lo conosceva bene. Avevano avuto un figlio che, in questa drammatica vicenda, ha avuto un ruolo cruciale. La coppia ha infatti iniziato subito a litigare e ad un tratto l’ex marito ha afferrato un coltello. Ha sferrato un fendente verso di lei che, alzando le mani per proteggersi il volto o la gola, non sapeva a cosa mirasse, è rimasta ferita ad una mano. La lama si è conficcata nel palmo. Il figlio, che si trovava in un’altra stanza, è subito arrivato. Ha urlato al padre che, impietrito, si è fermato poi si è messo davanti alla madre, per proteggerla con il proprio corpo. L’uomo, di fronte allo sguardo implorante del figlio, si è provocato un taglio alla mano. Una ferita simile a quella inferta poco prima alla donna, come a volersi punire. Poi è scappato ma poco dopo l’ha chiamata informandola che l’avrebbe fatta finita. Che si sarebbe tagliato le vene. È stata lei questa volta a salvarlo, a dissuaderlo da un gesto estremo l’uomo che aveva tentato di ucciderla. «Il codice rosso nasce nel riconoscere gli episodi di femminicidio, non come eventi sporadici, ma proprio come un fenomeno culturale diffuso da contrastare, iniziando da un tempestivo intervento - ricorda Carmelo Calì – di fatto sono norme che già esistevano e che il codice rosso ha fatto proprie cercando appunto di velocizzare i tempi di intervento».
La salvezza
La donna adesso è al sicuro, protetta. Non vive più nella sua città d’origine ma in un luogo dove l’ex marito non potrà trovarla. «L’ho accompagnata a casa a prendere tutte le sue cose – prosegue Calì – dopo aver informato i carabinieri che saremmo tornati li. La vicenda non è conclusa del tutto perché l’ex marito è ancora in giro e noi vorremmo maggiori garanzie per lei. Non si può avvicinare a lei ma non è ancora abbastanza». La vittima è una delle tante donne a cui l’associazione sta dando assistenza, anche legale, su tutto il territorio nazionale.
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