ANCONA Un incidente probatorio per valutare la capacità testimoniale delle figliolette di Ilaria Maiorano, la 41enne osimana morta lo scorso 11 ottobre nella casa di Padiglione dove viveva col marito Tarik El Ghaddassi. Il marocchino è recluso in carcere dal giorno del delitto con l’accusa di omicidio aggravato. L’incidente probatorio è stato chiesto dalla procura, partendo da un fatto certo: il giorno della morte di Ilaria, le due bambine di 5 e 7 anni si trovavano in casa.
I quesiti
Cosa hanno visto? Cosa hanno sentito? E, soprattutto, cosa possono eventualmente raccontare agli inquirenti? Per valutare la loro capacità testimoniale, vista la tenera età e il coinvolgimento personale nella vicenda che ha toccato il loro papà e la mamma, è stata chiamata una psicologa.
La difesa
L’indagato ha sempre rigettato ogni contestazione, affermando di aver sì litigato con la moglie, ma di non averla picchiata. Lei, nella bagarre della discussione, sarebbe caduta dalle scale. Poi si sarebbe rialzata per andare a dormire. Non si è più svegliata. Per la procura, Tarik avrebbe dato sfogo a una violenta aggressione. La 41enne aveva riportato traumi al capo e fratture alle braccia, colpi - stando all’accusa - non compatibili con la caduta dalle scale raccontata dall’indagato. Oltretutto, la donna era stata ritrovata a letto, in una pozza di sangue. Discutibile, sempre secondo la versione degli inquirenti, il comportamento del 42enne marocchino.
Il giorno dopo
La mattina dopo il litigio notturno sarebbe uscito di casa senza sincerarsi delle condizioni della donna, che aveva dormito in un’altra stanza. Si sarebbe insospettito solo dopo non aver visto la 41enne portare le figlie a scuola, nella struttura che si trova a pochi passi dal bar dove quella mattina Tarik attendeva un passaggio per andare al lavoro. Tornato a casa, a suo dire, aveva provato a rianimare la moglie. Per la procura a scatenare l’aggressione, sarebbe stata la gelosia del marocchino provata nei confronti della moglie.