Tentato omicidio al cantiere con una picchettata in testa: l'operaio resta in carcere

Tentato omicidio al cantiere con una picchettata in testa: l'operaio resta in carcere
Tentato omicidio al cantiere con una picchettata in testa: l'operaio resta in carcere
di Federica Serfilippi
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Venerdì 16 Luglio 2021, 10:07

ANCONA - Deve rimanere a Montacuto il 39enne originario del Bangladesh arrestato lo scorso 10 giugno dalla polizia con l’accusa di tentato omicidio per aver aggredito con una picchetta un suo connazionale al cantiere. Il Tribunale del Riesame ha respinto la richiesta del difensore (avvocato Stefano Gregorio) per la modifica della misura cautelare firmata dal gip Carlo Cimini dopo l’informativa della Squadra Mobile. 

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Il provvedimento 

E sull’operaio piove sul bagnato.

Sarebbe stato infatti licenziato dalla ditta – esterna alla Fincantieri – dove aveva il compito di coordinare un gruppetto di operai impegnati a lavorare sulle navi in costruzione. Tra questi, c’era, appunto, il saldatore 23enne finito subito dopo l’aggressione nel reparto di Rianimazione di Torrette per un gravissimo trauma riportato al capo. La punta della picchetta, infatti, l’aveva colpito violentemente alla testa, lasciandolo cadere esanime a terra in una pozza di sangue. È ancora ricoverato in ospedale in gravi condizioni: ha problemi respiratori, tremori a una mano e danni riportati al cervello. A seguito del colpo ha riportato un trauma commotivo e una frattura cranica. La ferita poteva essere mortale, avendo colpito parti vitali: ecco perché l’accusa di tentato omicidio e non lesioni gravissime. Il movente dell’aggressione porta al contesto lavorativo. Il 39enne (H.S. le sue iniziali) avrebbe intimato il sottoposto a terminare un lavoro entro una determinata ora. L’operaio, stando a quanto finora emerso, avrebbe palesato l’intenzione di lasciare il cantiere ben prima che finisse il suo turno. Di lì, la litigata, la colluttazione e il colpo con la picchetta. Era stato lo stesso 39enne, un paio di giorni dopo l’accaduto al cantiere, a presentarsi spontaneamente in questura per fornire una versione auto-accusatoria: «Abbiamo litigato e l’ho colpito» aveva detto agli agenti coordinati dal vice questore Carlo Pinto. Sono bastati pochi giorni per infoltire con ulteriori dettagli probatori la richiesta di misura cautelare e portare l’aggressore, domiciliato al Piano con altri connazionali, in carcere. 

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