Sventola bandiera bianca per tanti baristi e ristoratori: categoria in crisi, si ferma anche l’asporto

Sventola bandiera bianca per tanti baristi e ristoratori: categoria in crisi, si ferma anche l’asporto
Sventola bandiera bianca per tanti baristi e ristoratori: categoria in crisi, si ferma anche l’asporto
di Andrea Maccarone
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Domenica 14 Marzo 2021, 06:00

ANCONA -  Crollo dell’asporto nel settore della somministrazione. Bar e ristoranti rinunciano ad effettuare il servizio take away. In pochi resistono, ma più per mantenere vivo il contatto con il cliente. Intanto lunedì è previsto un consiglio comunale monotematico a cui sono stati invitati tutti gli operatori di settore e le associazioni di categoria. Il secondo lockdown ad un anno di distanza rischia di dare il colpo di grazia a molte attività del capoluogo. 

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L’asporto aveva funzionato bene durante la prima fase dell’emergenza sanitaria. Ma dopo un anno di ritmi e abitudini stravolte, si è persa la routine delle cene al ristorante. Di conseguenza è venuta meno la necessità, o la voglia, di ordinare un piatto e consumarlo a casa. Diminuiscono le ordinazioni e i ristoranti alzano bandiera bianca. In città molti dichiarano lo stop all’asporto. «Non conviene, resto chiuso direttamente - dice Thomas Polenta, titolare dell’Osteria del Baffo a Pietralacroce - ormai la gente non sa più nemmeno se può spostarsi o no, figuriamoci se la priorità può essere ordinare una cena da asporto». 

«Come servizio bar non lo effettuiamo più - dice Michele Zannini del Caffè Giuliani - mentre come ristorante lo manteniamo attivo solo il sabato sera. Il resto dei giorni stiamo chiusi». Una situazione diffusa su tutto il territorio. L’asporto rischia ormai di essere una rimessa. E anche chi continua a praticarlo è consapevole del fatto che sia una scelta esclusivamente in favore del cliente. «Sapevamo già che non era una forma di business per noi - dice Mimmo Andreatini, titolare della Trattoria Clarice - anzi, sono stato sempre contrario all’asporto per la mia attività. Ma dobbiamo cercare di tenere un filo diretto, in qualche modo, con i clienti. Almeno quelli più affezionati». Ristoratori e baristi si sono messi il cuore in pace sulla possibilità di lavorare a Pasqua. Ma la speranza è di poter riaprire per il 25 aprile o al massimo in vista del 1 maggio. «Tutto dipende da come saremo messi con il piano delle vaccinazioni - dice Polenta - per noi la luce in fondo al tunnel è solo quella, perché al momento brancoliamo nel buio». L’altro appiglio per non naufragare del tutto è la manovra sui ristori. 

«Al momento non abbiamo visto nulla di ciò che ci era stato promesso precedentemente - afferma Zannini - staremo a vedere se il nuovo governo darà seguito a quanto detto di recente.

Ma ho l’impressione che si stia continuando a fare dei terribili giochi politici: non ci obbligano a chiudere, ma indirettamente è come se lo stessero facendo, così non dovranno prevedere questi famosi ristori». La preoccupazione degli operatori ha superato ogni limite, e a questo punto c’è spazio solo per un forte senso di scoramento e perdita di fiducia verso le istituzioni. «Ci auguriamo solo che a maggio si torni in una situazione identica a quella dell’anno scorso - afferma Andreatini - quando il contagio era praticamente prossimo allo zero e siamo potuti tornare a lavorare portando a casa una stagione estiva soddisfacente. Ma la paura è che ad ottobre ci troveremo daccapo».

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