ANCONA - Shopping&divieti. La Baraccola sperimenta oggi i primi effetti del nuovo decreto. La chiusura dei centri commerciali nel weekend mette a rischio il 10% delle attività all’interno. Le Marche regione gialla nella colorazione nazionale dell’ultimo Dpcm, ma l’allarme è rosso per il commercio. Restano aperte le sanitarie, parafarmacie e tabaccherie. La ristorazione lavora solo per delivery e take away. Nulla cambia, invece, per gli iperstore di settore. Alla Baraccola Tranne che tutti saranno soggetti ad un maggiore controllo dell’affluenza per evitare assembramenti.
Un protocollo rigido e regolamentato.
«L’azienda si è fatta carico di investimenti in questo senso – continua Simona Portigliotti – ci sono steward dislocati all’interno del centro commerciale, deputati al monitoraggio continuo. E abbiamo potenziato il personale dedicato alle pulizie, per un lavoro di sanificazione costante». Già all’ingresso dei centri commerciali si viene accolti da uno steward che rileva la temperatura corporea del cliente attraverso termoscanner. Addirittura, in alcuni tra i centri commerciali più grandi, potrà essere predisposto un semaforo per la regolamentazione dell’accesso. «Per ora l’abbiamo fatto solo in alcune grandi città – spiega la capomarketing – ma non è escluso che possa verificarsi la necessità di adottare la stessa misura anche nei centri minori». Il lockdown di marzo aveva assestato un duro colpo a tutto il settore del commercio, con un effetto devastante sui piccoli negozi. Gli stessi che, trovandosi all’interno dei centri commerciali, ora sono costretti ad abbassare la serranda durante il weekend.
Secondo alcuni dati in possesso della società Ceetrus, sarebbero circa il 10% le attività a rischio chiusura. «Da giorni abbiamo chiesto un incontro con la Regione per chiarire i contenuti del Dpcm – afferma il segretario generale della Fist Cisl Marche, Selena Soleggiati – ma ancora non si è fatto sentire nessuno. Ci preoccupa la disparità che si viene a creare attraverso questa misura che impone la chiusura solo ad alcune attività. Ad esempio, non tutti gli ipermercati opereranno il transennamento del settore non food. Coop ha fatto sapere che lo farà, mentre Carrefour no. Questo provocherà una concorrenza sleale». E la moria di attività è uno scenario che non si augurano neppure le società di gestione dei centri commerciali, che guadagnano anche dall’affitto degli spazi. «Stiamo lottando per i singoli – dice Portigliotti – stiamo in piedi anche grazie ad un assetto immobiliare. Sono state fatte delle imponenti campagne di comunicazione e di sensibilizzazione per non farli chiudere. Quelle più importanti in Lombardia e Piemonte»