Ancona, spari al Q2, il poliziotto pistolero torna libero. Caduta l’accusa di tentato omicidio

Ancona, spari al Q2, il poliziotto torna libero. Caduta l’accusa di tentato omicidio
Ancona, spari al Q2, il poliziotto torna libero. Caduta l’accusa di tentato omicidio
di Federica Serfilippi
4 Minuti di Lettura
Sabato 10 Giugno 2023, 04:30 - Ultimo aggiornamento: 15:57

ANCONA Sparatoria in via Flavia: revocati gli arresti domiciliari ad Alessandro Giordano. Il poliziotto, in forza al Commissariato di Civitanova e ancora sospeso dal servizio, è tornato libero ieri pomeriggio con il provvedimento firmato dal gip Carlo Masini. La decisione è stata presa dopo la derubricazione del reato: sul 40enne è infatti caduta l’accusa di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione. 


Il nuovo reato

La procura procede ora per lesioni personali aggravate dall’uso dell’arma per il Far West esploso in strada la notte dello scorso 22 gennaio, quando in via Flavia fu raggiunto da un colpo di pistola il 21enne Nicolò Giommi.

Il ragazzo era stato ferito alla coscia dal proiettile fatto partire dalla pistola d’ordinanza del 40enne. «Sono stato aggredito» ha sempre sostenuto il poliziotto, ricordando di essere stato circondato in strada da una decina di ragazzi, amici di Giommi. Il 21enne era stato portato all’ospedale di Torrette e sottoposto a due interventi per ridurre l’emorragia. La violenza in strada era esplosa dopo un alterco avuto in discoteca tra il giovane, tifoso biancorosso, e il poliziotto. La resa dei conti, poi, in via Flavia, all’altezza del centro ricreativo comunale. 

Le motivazioni

Sulla decisione di derubricare il reato hanno pesato essenzialmente due consulenze tecniche disposte dalla procura. Una, quella medico-legale del dottor Mauro Pesaresi, ha rilevato sì la gravità della ferita del 21enne, ma anche che Giordano aveva esploso il colpo non nella direzione di una parte vitale del colpo. Secondo dettaglio: la perizia balistica, che ha consentito di ricostruire la sparatoria anche in 3D. Dagli accertamenti eseguiti, Giordano aveva sparato con il braccio flesso (e non in tensione) a una distanza da terra di 87 centimetri. Tra la canna della pistola e la coscia ferita ci sarebbe stata una distanza minima, compresa in un range tra i 17 e i 26 centimetri. In sostanza, il poliziotto non avrebbe mirato per uccidere Giommi. Considerando di avere tutti gli elementi probatori a disposizione, il pm Marco Pucilli ha chiesto per l’agente il giudizio immediato. Il che vuol dire andare direttamente a processo senza passare dall’udienza preliminare. Se l’istanza dovesse essere varata dal giudice, allora la difesa potrà decidere se procedere con il dibattimento o con riti alternativi. 

I fatti

Ma, intanto, l’accusa che aveva portato al fermo del poliziotto s’è ridimensionata. E di molto. Cos’era successo quella notte di sangue e terrore in via Flavia. Stando a quanto ricostruito dalla Squadra Mobile, tutto sarebbe nato da un alterco in discoteca scoppiato tra il poliziotto e il gruppo di Giommi. «Venite qui se avete il coraggio, vi ammazzo tutti» avrebbe più volte detto il 40enne a Giommi, contattandolo al telefono. Alle 4 del 22 gennaio il caos in via Flavia per una sorta di resa dei conti. «Il primo colpo l’ho sparato in aria, il secondo è partito accidentalmente, neanche mi ricordo di averlo fatto. Erano in tanti, alcuni con il cappuccio sulla testa, mi hanno aggredito. Ma io non volevo far male a nessuno» aveva detto Giordano nel corso dell’udienza davanti al gip subito dopo il fermo disposto per tentato omicidio aggravato. Fermo che non era stato convalidato, ma a cui aveva fatto seguito la misura cautelare dei domiciliari con il braccialetto elettronico. Giordano è difeso dagli avvocati Marco Chiarugi e Paolo Campanati. Giommi è assistito dal legale Michele Di Ruggero. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA