Gestiva una rete di spaccio agli Archi via Whatsapp: in carcere il fornitore, denunciati i suoi fedelissimi

I carabinieri hanno stroncato la rete di spaccio
I carabinieri hanno stroncato la rete di spaccio
di Federica Serfilippi
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Sabato 15 Maggio 2021, 05:35 - Ultimo aggiornamento: 16 Maggio, 10:59

ANCONA - Attraverso pusher al dettaglio, gestiva lo spaccio di cocaina ed eroina nel quartiere degli Archi. È con l’accusa di essere stato un punto di riferimento per il mercato della droga portato avanti soprattutto da soggetti nordafricani che un 49enne marocchino è stato colpito dalla misura della custodia cautelare in carcere per il reato di detenzione ai fini di spaccio.

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A firmare il provvedimento è stato il gip del tribunale di Macerata, ad eseguirlo giovedì pomeriggio sono stati i carabinieri del Nucleo Operativo di Ancona.

Entrambe le magistrature, quella di Macerata e quella diretta dalla dottoressa Monica Garulli, hanno collaborato per stroncare un giro di spaccio che collegava la città dorica a Civitanova Marche.


La massima misura restrittiva è stata notificata al 49enne direttamente nel carcere di Montacuto: l’uomo si trovava già nel penitenziario sempre per motivi legati agli stupefacenti. Le indagini dei carabinieri – con pedinamenti, appostamenti e intercettazioni telefoniche - hanno portato alla luce una rete illecita gestita da cittadini nordafricani. Il 49enne, stando a quanto emerso, avrebbe fatto base a Civitanova, riuscendo però anche a mettere le mani sulle piazze anconetane. Come? Avvalendosi di almeno sei pusher, tutti denunciati dai carabinieri e colpiti dal provvedimento dell’obbligo di dimora nel comune di Ancona lo scorso dicembre. 


Gli accertamenti hanno preso in considerazione un lasso di tempo compreso tra l’estate e l’autunno del 2020: in questo periodo sono state documentate – tra Ancona e Civitanova – almeno sessanta cessioni di stupefacenti, in particolare eroina e cocaina, ma anche hashish. Per l’accusa, il 49enne avrebbe rifornito i sei pusher (anche loro marocchini) degli stupefacenti, venduti soprattutto nel quartiere degli Archi e nelle zone limitrofe. Le cessioni – secondo quanto accertato – potevano avvenire a domicilio, nelle case degli spacciatori, oppure per strada. Gli appuntamenti con i clienti sarebbero stati presi su whatsapp, ma pochi minuti prima dell’incontro, in maniera tale da mettere in difficoltà gli investigatori e scongiurare il rischio che la compravendita potesse andare a monte. 


Nell’arco dell’inchiesta, i militari hanno fermato gli assuntori, riuscendo a recuperare le sostanze appena comprate e, man mano, ad aggiungere sempre più tasselli all’iter investigativo, conclusosi con la misura cautelare emessa nei confronti di quello considerato dagli inquirenti il dominus della rete di spacciatori. 

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