Sos sovraffollamento: alle scuole superiori settembre da brividi per il rientro in classe

Sos sovraffollamento: alle scuole superiori settembre da brividi per il rientro in classe
Sos sovraffollamento: alle scuole superiori settembre da brividi per il rientro in classe
di Michele Rocchetti
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Martedì 2 Giugno 2020, 06:55

ANCONA  - Fino a 38 alunni in una sola classe. Quello dell’affollamento non è una novità per le scuole superiori della provincia di Ancona. A sorprendere è semmai che il fenomeno si ripresenti amplificato proprio nel momento in cui diventa non solo teoricamente, ma fisicamente impossibile fare lezione in queste condizioni. Come si farà, infatti, al ritorno sui banchi a settembre, a conciliare questi numeri con il distanziamento sociale necessario a evitare il contagio da coronavirus? Sono gli stessi presidi a chiederselo, mentre i sindacati denunciano: «Le classi sono state formate dall’Ufficio scolastico regionale attraverso calcoli matematici che poco hanno a che fare con le reali necessità. Questo creerà agli alunni un grande svantaggio per la difficoltà di coniugare il diritto all’istruzione con il diritto alla salute». Non si è fatta attendere la replica dell’Ufficio scolastico regionale. Che tuona: «Organici e regole sono fissati dal ministero dell’Istruzione». Precisa: «I docenti e le classi per il 2020/21 saranno sostanzialmente uguali a quelli dell’anno in corso». Arriva al nucleo: «Nessuna aula con alunni pari o superiori a 30 e nessun algoritmo: solo rispetto della normativa». 

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Per i sindacati, tuttavia, si va ben al di sopra. Per quanto riguarda Ancona, il record spetta al Savoia Benincasa, dove una classe prima dell’indirizzo Turistico conta ben 38 alunni. Sempre nel capoluogo, non va meglio al Rinaldini, dove tra prime e seconde ci sono ben quattro classi di Scienze umane tra i 36 e i 37 alunni. In confronto i 30 alunni delle prime e seconde classi di Scienze del Volterra Elia e delle prime di Chimica del Vanvitelli Stracca Angelini sembrano niente. Eppure preoccupano, e non poco, i dirigenti scolastici. 

«La situazione è critica - dichiara Maria Antonietta Vacirca del Vanvitelli Stracca Angelini - con il discorso del distanziamento anche una classe con più di 20 alunni può essere un problema. Pur essendo la nostra una scuola abbastanza moderna, non sono sicura ci siano ambienti sufficientemente ampi». E allora come si fa? «Temo che bisognerà dividere i ragazzi. Una soluzione potrebbe essere fare dei turni pomeridiani. Negli anni ’70, quando il problema era il boom demografico, è stato fatto anche coi bambini delle elementari». Poi c’è l’ipotesi della didattica a distanza. «È sicuramente una risorsa e durante l’emergenza è stata vitale, ma non può sostituire la didattica normale». A Osimo la situazione più complicata è quella del Corridoni Campana, che conta classi del linguistico con 32-33 studenti. «Mantenere le distanze così è difficile - sostiene la preside Paola Fiorini - per un paio classi si può pensare di utilizzare la sala video e l’aula magna, ma ci potrebbero essere problemi anche con quelle di 28. I turni pomeridiani? Bisogna vedere se funzionano. I ragazzi non sono statue. Si alzano, si muovono. E durante la ricreazione che facciamo, li teniamo seduti ai banchi? Il ministro vuole che riapriamo in presenza e noi siamo d’accordo. Però abbiamo bisogno di regole». 

A Jesi l’unico istituto che non presenta classi con più di 30 alunni è il Marconi Pieralisi. «Non capisco come sia possibile superare i 30 alunni - si chiede il dirigente Corrado Marri - quando si va sopra una certa soglia di richieste bisogna consigliare ai ragazzi altre scuole con lo stesso indirizzo. Qui abbiamo classi con massimo 27 alunni, perché altrimenti non vedo come sia possibile fare lezione».

Tanto più con le norme sul distanziamento. «Abbiamo qualche aula grande, ma nella maggior parte non ci sono le condizioni. Va pensata qualche soluzione diversa». Un’alternanza casa/scuola, per esempio, con gli alunni che restano a casa impegnati in lezioni online. «Oppure per le materie in compresenza l’insegnante tecnico può andare in laboratorio con un gruppo, mentre gli altri restano in classe col professore». Visti i problemi di organizzazione, tutti bocciano l’idea di un ultimo giorno di scuola in presenza. «A che serve - si domanda Fiorini - tramite le aule virtuali, le chat, i gruppi, i ragazzi hanno continuato a frequentarsi, anche se in maniera diversa. Un ultimo giorno in presenza non aggiungerebbe nulla». Per Marri sarebbe una gran stupidaggine: «Noi faremo un’assemblea di istituto in videoconferenza durante la quale tutti potranno salutarsi».

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