ANCONA - Sono state, nelle ultime settimane, due luoghi protetti in cui, dopo 11 mesi dall’inizio della pandemia, il virus ha iniziato a circolare, aggredendo gli ospiti, causando vittime e creando grosse preoccupazioni e criticità per contenere il diffondersi del Covid 19.
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Si tratta della casa protetta comunale Benincasa di via Podesti di Ancona e dell’Opera Pia Ceci di Camerano dove la situazione è ancora complicata anche se, specie al Benincasa, si iniziano ad intravvedere alcuni segnali che indicano la possibile uscita dal tunnel.
«Attualmente, dei 42 ospiti presenti prima della diffusione del contagio - afferma l’assessore ai Servizi Sociali del Comune di Ancona Emma Capogrossi- abbiamo all’interno 26 ospiti, di cui 15 positivi asintomatici ed 11 negativi. In ospedale abbiamo ricoverate 2 persone mentre altre 3 sono ritornate, una volta negative, nelle rispettive famiglie d’appartenenza che ne avevano fatto richiesta. In sostanza- prosegue- la Capogrossi- possiamo affermare che la situazione è in costante miglioramento anche se rimane la criticità di una situazione che va monitorata costantemente rispettando tutti i più rigidi controlli».
Ed il personale? «Delle 26 persone che ne facevano parte, a vario titolo, nell’evolversi del focolaio si sono registrati 17 positivi ma ora qualcuno sta già rientrando essendo ritornato negativo. Nell’ultimo periodo, peraltro, abbiamo potuto contare sul supporto di infermieri messi a disposizione dalla Asur Area vasta 2 e di una infermiera militare che ci è stata fornita dall’Aeronautica. I vaccini? Purtroppo non è stato possibile somministrarli per lo scoppio del focolaio ed ora si dovrà attendere che la situazione migliori per tutti». Più critica la situazione all’Opera Pia Ceci di Camerano dove si registra il settimo decesso per Covid sugli 8 totali nelle ultime settimane. Attualmente ci sono 83 positivi (di cui 26 ricoverati in ospedale) e 9 negativi, mentre altri tre ospiti hanno trovato posto nelle Rsa del Pesarese. Per quanto riguarda il personale, da segnalare la presenza di un infermiere della Marina Militare, di altri 4 forniti dall’Asur (due al mattino e due nel pomeriggio), mentre la Nuova Sair, la cooperativa che opera all’interno della struttura, ha fatto arrivare un altro dipendente da Roma.
«In sostanza siamo ancor in forte difficoltà- afferma il presidente del Ceci Massimo Piergiacomi-. L’unica fatto positivo- prosegue- è che al nostro appello di utilizzare personale di altre strutture sanitarie, al di fuori del loro normale orario di lavoro in maniera saltuaria, hanno dato la loro disponibilità 13 infermieri dell’Inrca. Per noi potrebbe essere un bel sollievo. Si tratta ora di incastrare i vari orari di queste persone ma potrebbe essere il modo di dare respiro e un minimo di riposo al nostro personale, già depauperato dal Covid, che lavora ininterrottamente dai primi di febbraio, quando è scoppiato il focolaio. Domani faremo nuovi tamponi ai negativi, mentre probabilmente il 9 marzo i tamponi verranno estesi anche ai positivi, sperando che qualcuno si sia nel frattempo negativizzato».