La crisi energetica si abbatte sui Comuni e presenta il conto: un macigno da 10 milioni. I sindaci: «Niente tagli ai servizi»

Lampioni spenti per la crisi energetica
Lampioni spenti per la crisi energetica
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Mercoledì 14 Settembre 2022, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 15 Settembre, 08:18

ANCONA - Un contraccolpo da 10 milioni di euro. Il peso della crisi energetica sulle casse di sei Comuni della provincia è un fardello dai contorni che seguono l’andamento d’una curva impazzita. Contro il caro bollette tra Ancona, Jesi, Senigallia, Falconara, Osimo e Fabriano si costruiscono trincee d’ogni genere. 

Orologi astronomici per risparmiare sulla bolletta. Il Comune installa i dispositivi su 50 impianti di illuminazione

 
Il circuito aumenti-misure per contenerne gli effetti lunedì si apriva e si spegneva a intermittenza durante la seduta del consiglio comunale dorico.

L’assessore al Bilancio Ida Simonella fissava l’intensità dell’onda urto: «La stima che avevamo fatto era che sarebbero serviti tre milioni di euro quest’anno, ma il quadro peggiora di giorno in giorno: siamo arrivati a oltre 4 milioni in più, di cui 2 già stanziati e coperti». Inevitabile se per l’energia dai 39 euro per megawattora del 2020 si arriverà, presto, a 700-800 euro. Lo schema di difesa pareva un decalogo di comportamento: ricambio degli impianti con quelli a maggiore efficienza energetica; accelerare sul fotovoltaico e sulle procedure burocratiche per la sua attivazione; integrare il fondo povertà e studiare pagamenti rateizzati per le imprese. 


Su un punto non transige, Massimo Olivetti. Il sindaco di Senigallia è categorico: «Niente tagli ai servizi». Piega la realtà alle cifre più cupe: «Tra energia elettrica e riscaldamento, quest’anno l’impatto è stato di 1,8 milioni, una cifra tuttavia coperta da eccedenze». Va con la previsione: «Se la situazione resterà invariata, per il 2023 s’ipotizza di arrivare a 2,5-3 milioni». Srotola la mappa del possibile risparmio: «Dove c’è la doppia linea di illuminazione, una pedonale e l’altra stradale, come per esempio sul lungomare, ne spegneremo una dopo le 23 a partire dalla prossima settimana». L’importante è far sfumare la stagione estiva. «Dalle 24 alle cinque cercheremo inoltre di smorzare un lampione sì e uno no». Sul riscaldamento si adegua: «Ci atterremo alle indicazioni nazionali, che prevedono l’abbassamento di un grado, con una tolleranza di due. Poi, con i sindacati, cercheremo di ritoccare gli orari di lavoro, magari condensandoli». Agisce di fino per non chiedere allo Stato contributi, così da liberarli per famiglie e imprese.


Va a memoria, Stefania Signorini. «L’impatto è di 600mila euro, a cui abbiamo fatto fronte con un fondo nazionale e con 200mila euro di risorse generate dagli autovelox, che possono essere utilizzate per coprire spese straordinarie». Il primo cittadino di Falconara teme per il tempo che verrà: «Con l’accensione dei riscaldamenti sarà anche peggio». Non pronostica: «Impossibile perché tutto è legato alla situazione contingente». Sulle misure da adottare ha un’idea precisa: «È necessario un intervento consistente dello Stato, non si possono lasciare i sindaci con il cerino in mano. Ripeto: servono una regia unica e un intervento consistente».

La sua formula: «No alle decisioni estemporanee e niente tagli dei servizi. Non si toccano».
L’aveva già messo in conto, Lorenzo Fiordelmondo: «La previsione degli uffici è di maggiori spese in bilancio legate alle utenze per 1,2 milioni di euro». Da fascia tricolore di Jesi aveva in parte rassicurato: «Al momento siamo in grado di fronteggiarle grazie a un residuo in cassa di fondi Covid, agli stanziamenti decisi dal Governo e ad altre risorse disponibili». Per ora nessuna riduzione della accensione dell’illuminazione pubblica, di recentissimo ammodernamento, né altri interventi specifici. Il suo auspicio: «Procedere in modo comune, su un tema dove è evidente il bisogno di risposte nazionali e europee». Avanti, compatti.

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