ANCONA - Trecento tamponi all’ora, 3mila al giorno, 30mila nell’arco dell’intera campagna che, se riscuoterà una buona adesione, potrebbe essere ripetuta a gennaio. Perché l’obiettivo è “screenare” quanti più anconetani possibile e non fermarsi al 30% della popolazione. Nella provincia autonoma di Bolzano, ad esempio, hanno superato il 60%. Ecco, raggiungere quella quota sarebbe davvero un successo.
Ma per un capoluogo di 100mila abitanti servirebbe un’organizzazione imponente per avvicinarsi a certi numeri. Il problema è proprio questo: i tempi stringono, ci sono solo quattro giorni per mettere a punto la macchina. Si parte venerdì, occorre bruciare le tappe e risolvere il rebus dell’accoglienza: ad oggi ancora non si sa come verranno reclutate le persone che, su base volontaria e a titolo gratuito, vorranno sottoporsi al test rapido antigenico per escludere la positività al Covid. Se ne discuterà oggi alle 14 in un sopralluogo di Comune, Asur e Protezione civile al Palaindoor, unica sede deputata per lo screening di massa voluto dal governatore Acquaroli.
Il maxi monitoraggio serve a mappare il virus e individuare gli asintomatici. A loro è destinata l’indagine collettiva, non certo a chi già il Covid l’ha avuto di recente o a chi presenta sintomi ad esso riconducibili (febbre, problemi respiratori, ecc.): questa categoria di persone è esclusa dallo screening (dovranno seguire il percorso diagnostico classico, contattando il proprio medico di base), così come chi è in quarantena o in isolamento fiduciario, chi ha già prenotato un tampone molecolare, chi è in malattia per altri motivi e chi si sottopone regolarmente al tampone per motivi professionali, oltre alle persone ricoverate in strutture sanitarie e Rsa.
L’organizzazione è molto complessa. Le date, innanzitutto: prima fase dal 18 al 23 dicembre, seconda dal 27 al 30. Gli orari: 8-20 con due turni no-stop (salvo pause per la sanificazione). Le postazioni: saranno almeno 16-18, forse 20, dipende dal personale medico e infermieristico messo a disposizione dall’Asur in collaborazione con Protezione civile, Croce Rossa e Anpas. Verranno dislocate all’interno del Palaindoor, dove la Fidal (la federazione di atletica concessionaria dell’impianto) provvederà a coprire la pista con appositi tappetini protettivi.
Resta il dilemma dell’accoglienza.