Scoperte altre due case squillo: Ancona sempre più città a luci rosse. Trovati i cellulari con tutti i nomi dei clienti

Scoperte altre due case squillo: Ancona sempre più città a luci rosse. Trovati i cellulari con tutti i nomi dei clienti
Scoperte altre due case squillo: Ancona sempre più città a luci rosse. Trovati i cellulari con tutti i nomi dei clienti
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Sabato 18 Gennaio 2020, 04:45 - Ultimo aggiornamento: 19 Gennaio, 12:30

ANCONA - Pendolari del sesso che arrivano anche da fuori provincia per infilarsi discretamente in una casa squillo senza correre il pericolo di incrociare un conoscente o peggio ancora un parente. Locatari di appartamenti che non si fanno scrupolo di sub-affittare un modesto alloggio a delle ragazze, intuendo il loro vero mestiere di prostitute, chiedendo 1.500 euro al mese. E una escort che, pur di difendere l’anonimato dei suoi clienti, cerca di ingoiare il telefonino usato per prendere gli appuntamenti. Propone personaggi e interpreti del genere la fenomenologia del sesso a pagamento ad Ancona svelata dalle ultime due operazioni della Squadra Mobile dorica contro lo sfruttamento e del favoreggiamento della prostituzione.


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Nell’ultimo periodo i detective guidati dal vicequestore Carlo Pinto hanno scoperto diverse case squillo fingendosi clienti: prendono appuntamento in uno dei tanti siti di inserzioni hard e quando sono dentro, una volta chiarite le intenzioni delle ragazze che si offrono, mostrano il tesserino. Era capitato a metà dicembre in un’abitazione al civico 57 di via delle Grazie, all’interno di una palazzina condominiale. I poliziotti avevano notato un viavai troppo sostenuto per un normale appartamento, così son andati a controllare scoprendo che all’interno si prostituivano due giovani sudamericane, trovate seminude, che si offrivano anche in coppia chiedendo extra fino a 140 euro. Scoperta la casa squillo, gli investigatori della Mobile hanno cercato di capire se il locatario (un cittadino bengalese, B. F. le sue iniziali) avesse sub-affittato l’alloggio alle sudamericane ben sapendo a cosa gli servisse, magari lucrandoci sopra. Ebbene, dalle testimonianze delle ragazze risulta che pagassero 200 euro a testa a settimana, per un incasso mensile del bengalese intorno a 1.500 euro, di gran lunga superiore ai valori di mercato per un normale appartamento costruito negli anni ‘60, che alle Grazie si affittano in genere a 4-500 euro.

Così il bengalese è stato denunciato per favoreggiamento della prostituzione, accusato di aver preteso un affitto esagerato approfittato del fatto che le due sudamericane non avevano disponibilità di un alloggio per esercitare il meretricio. Stessa tecnica, quella del finto cliente, ha consentito ai poliziotti di scoprire un’altra casa-alcova in via Manzoni 58, nel quartiere Verbena. Ad accogliere l’infiltrato della Mobile, una ragazza romena in abiti succinti, che sul web invogliava i clienti con annunci in cui si presentava come “dolce, amorevole desiderosa di coccole”. Portata in questura per accertamenti, la ragazza (22 anni, L.E.C. le sue iniziali) ha riservato un colpo di scena. Prima ha cercato di opporsi in vario modo ai tentati vi dei poliziotti di identificarla, poi addirittura ha tentato di ingoiare un micro-telefonino, lungo appena sei cm, utilizzato per ricevere le chiamate dai clienti, cercando di nascondere le prove della sua attività di squillo e di proteggere la riservatezza dei clienti.

L’immediato intervento dei poliziotti, tra cui un’agente donna, ha impedito alla romena di ingoiare il telefonino rischiando di soffocare. È stata denunciata per resistenza a pubblico ufficiale e ha preferito lasciare Ancona. Il suo micro-cellulare è stato sequestrato e aiuterà la Mobile a ricostruire il giro d’affari della squillo e risalire ai suoi eventuali sfruttatori. La clientela, sie per le venezuelane che per la ragazza dell’Est, era formata da rappresentati di commercio, artigiani, qualche dipendente pubblico, e arrivava soprattutto da fuori città: centri dell’hinterland anconetano e anche dell’entroterra, ma pure comuni del litorale maceratese. «Anconetani? Quasi nessuno - spiega un investigatore - chi entra in una casa squillo ha paura di incontrare per le scale qualcuno che conosce e preferisce allontanarsi da casa».

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