Scoperta ad Ancona
​una frode da 25 milioni

Scoperta ad Ancona ​una frode da 25 milioni
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Lunedì 23 Dicembre 2013, 15:26 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 17:29
ANCONA - Una maxi frode fiscale per oltre 25 milioni di euro messa in atto con una struttura internazionale di societ fittizie per evadere il fisco stata scoperta dal nucleo di polizia Tributaria in due anni di indagini dirette dalla Procura della Repubblica di Ancona. Il meccanismo prevedeva la creazione di aziende di diritto panamense, inglese e sammarinese inesistenti con il compito di "drenare" all'estero le risorse attive di

altre imprese nazionali in difficoltà, vanificando ogni azione legale o di pretesa dei creditori. Ben 18 società sono state utilizzate in operazioni di simulata compravendite di beni, anche ricorrendo a fiduciarie italiane ed elvetiche per "schermarne" la reale proprietà, fino al trasferimento definitivo dei patrimoni presso le imprese estere.

Fulcro delle operazioni uno studio commercialistico di Ancona. Diciassette le persone indagate a vario titolo per i reati di riciclaggio, frode fiscale, bancarotta fraudolenta, trasferimento fraudolento di

valori all'estero e truffa.



Secondo quanto hanno ricostruito le Fiamme Gialle, con l'operazione «Winding up», la costituzione delle società straniere inesistenti era il primo passo della frode fiscale. Quello successivo era la creazione in capo alle imprese nazionali di costi rilevanti e, di nuovo, inesistenti in modo da abbattere i redditi imponibili per oltre 25 milioni di euro. Tra le tante azioni criminose c'è ad esempio la creazione di una società operante nel settore dei software costituita con lo scopo esclusivo di simulare la compravendita di programmi informatici per un valore complessivo di 15 milioni di euro del tutto fittizi, destinati a far crollare gli utili della società acquirente. Infine la terza fase consisteva nel dirottare verso conti correnti bancari in Svizzera, San Marino e in Gran Bretagna le risorse fraudolentemente sottratte al fisco. Lo studio commercialistico di Ancona fungeva da capofila: sotto la sua influenza operavano gli artefici dei reati, ricorrendo a sofisticati espedienti contabili ed alla falsificazione di fatture per simulare la

regolarità di tutte le transazioni. Il pm che ha coordinato l'inchiesta ha disposto l'esecuzione di numerose rogatorie internazionali, perquisizioni e sequestri probatori di documentazione contabile, bancaria e di supporti informatici.
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