Schiave del sesso, la battaglia senza esclusione di colpi tra due gang. Maxi giro di squillo: 30 anni di carcere

Schiave del sesso, la battaglia senza esclusione di colpi tra due gang. Maxi giro di squillo: 30 anni di carcere
Schiave del sesso, la battaglia senza esclusione di colpi tra due gang. Maxi giro di squillo: 30 anni di carcere
di Federica Serfilippi
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Martedì 13 Aprile 2021, 08:15

ANCONA  - Maxi giro di prostituzione lungo la statale adriatica: condanne per oltre 30 anni reclusione. È il tenore della decisione presa dal collegio penale in merito alle posizioni dei componenti di due gang rivali (una composta da romeni, l’altra da italo-albanesi) che nel corso del 2013 – stando alle accuse - si erano spartite il tratto compreso tra Ancona e Senigallia per sfruttare e favorire il meretricio di ragazze straniere, quasi tutte provenienti dall’est Europa (Romania, Albania e Macedonia) e costrette a fornire ai capi delle organizzazioni circa 300 euro a settimana come tassa per l’occupazione della strada o dell’alloggio. 

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La sentenza è arrivata al termine di un lungo e intricato procedimento in cui sono stati condannati nove imputati.

A due donne di origine romena, considerate dalla procura le maitresse del giro di squillo, sono state inflitte le pene più alte: nove anni e mezzo (per una 30enne) e cinque anni e mezzo di reclusione (per una 44enne). Ha pesato il riconoscimento da parte del collegio del reato di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento e al favoreggiamento della prostituzione. Per due imputati accusati della stessa associazione si era proceduto a parte. Le altre condanne vanno da un minimo di un anno a un massimo di tre anni e sei mesi per imputati a cui veniva contestato il favoreggiamento o lo sfruttamento, ma non nella forma associativa. 


Alcuni capi d’imputazione, come le minacce, estorsione e violenza privata, sono andati prescritti. Un’imputata, romena di 28 anni, è stata assolta. La base accusatoria della procura si fondava sul reclutamento di alcune ragazze (alcune delle quali fatte venire dall’Umbria o direttamente dai paesi d’origine), destinate poi alla strada e costrette (a volte sotto violenza e minaccia) a versare quote settimanali derivate dall’attività di meretricio. Stando alle indagini svolte dalla Squadra Mobile, il guadagno mensile della 30enne romena poteva arrivare ad essere anche di 20mila euro.

La stessa avrebbe aiutato uno squillo (d’accordo con lei) a praticare l’aborto illegale per poi nascondere il feto. Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, ci sarebbero stati almeno due tassisti: il loro compito era accompagnare le squillo dalle loro abitazioni fino al luogo del meretricio, riportandole poi a casa a fine giornata. «Sognavo una vita normale, ma se provavo a dirlo venivo minacciata e picchiata. Mi hanno trattata come un animale, una schiava, dovevo prostituirmi per forza, contro la mia volontà» era stata la testimonianza di una squillo romena di 30 anni, sentita dai giudici nel 2015. Quasi sicuramente le difese ricorreranno all’appello. 

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