Sballo e violenze, 16enne via dalla comunità: «L’hanno lasciato solo»: 3 medici alla sbarra ad Ancona

Sballo e violenze, 16enne via dalla comunità: «L’hanno lasciato solo»: 3 medici alla sbarra ad Ancona
Sballo e violenze, 16enne via dalla comunità: «L’hanno lasciato solo»: 3 medici alla sbarra ad Ancona
di Stefano Rispoli
3 Minuti di Lettura
Sabato 15 Aprile 2023, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 16:17

ANCONA Avrebbero dimesso un ragazzino incontenibile, affetto da un disturbo della personalità, per trasferirlo all’ospedale di Jesi senza preavviso e senza esigenze terapeutiche. Per questo sono a processo, con l’accusa di abbandono di minore, tre professionisti che tra il 2015 e il 2016 lavoravano in una comunità terapeutica di Cuneo: il medico direttore della struttura, la coordinatrice e una psichiatra.


La ricostruzione 

Gestire il giovane d’origine straniera, all’epoca 16enne e residente nel Pesarese, era diventato impossibile: nella comunità siciliana in cui era inizialmente seguito ne aveva combinate di ogni. Aveva molestato un’operatrice, le aveva sottratto le chiavi per scappare con la sua auto e in un’altra occasione aveva minacciato un dipendente della struttura con un paio di forbici per farsi consegnare i soldi da spendere al bar. Per questo i responsabili della comunità avevano deciso di chiederne il ricovero presso il Spdc (Servizio psichiatrico di diagnosi e cura) del Carlo Urbani (il più vicino alla sua città d’origine), da cui era stato dimesso dopo una ventina di giorni. Era solo l’inizio di un’odissea: il ritorno in Sicilia, poi il trasferimento alla comunità terapeutica di Cuneo (oggi non più esistente) dove lavoravano i 3 imputati e dove il giovane avrebbe ripreso a dare segni di scompenso. Un giorno, infatti, avrebbe convinto altri pazienti ad inalare con lui un farmaco per sballarsi, ma il clou lo raggiunse quando aggredì un coetaneo durante una lite.

Dopo quell’episodio, i vertici della struttura piemontese decisero di spedire il 16enne di nuovo al Servizio psichiatrico di Jesi. Secondo l’accusa, però, non c’erano esigenze terapeutiche per giustificare il trasferimento al Carlo Urbani dove, peraltro, sembra che nessuno fosse stato avvertito del suo ritorno. Di fronte a questa situazione, l’ex primario dell’ospedale jesino andò su tutte le furie e segnalò il caso ai carabinieri e al Tribunale dei minori, rappresentando come la sua struttura non fosse un riformatorio e il 16enne, più che cure psichiatriche, avesse bisogno di provvedimenti giudiziari. Così, dopo una decina di giorni, il ragazzo fu trasferito al Spdc di Fano per essere poi ricoverato al Salesi. I tre imputati, con i loro avvocati Luca Icardi e Giuseppe Damini, sostengono di non aver mai abbandonato il giovane, accompagnato da due infermieri professionisti durante il viaggio dal Piemonte alle Marche, e di aver mantenuto continui contatti telefonici, anche al suo arrivo di notte, con l’ospedale di Jesi. Imputano il mancato preavviso al fatto che il trasferimento fu organizzato nel weekend, senza riuscire a contattare i servizi sociali. Inoltre, la difesa ritiene che il giovane (poi finito in carcere per furti) non fosse un “delinquente”, quanto un paziente da ricoverare in una struttura adeguata per un disturbo della personalità conclamato da una diagnosi del 2015 effettuata dalla Neuropsichiatria infantile di Fano. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA