ANCONA Avrebbero dimesso un ragazzino incontenibile, affetto da un disturbo della personalità, per trasferirlo all’ospedale di Jesi senza preavviso e senza esigenze terapeutiche. Per questo sono a processo, con l’accusa di abbandono di minore, tre professionisti che tra il 2015 e il 2016 lavoravano in una comunità terapeutica di Cuneo: il medico direttore della struttura, la coordinatrice e una psichiatra.
La ricostruzione
Gestire il giovane d’origine straniera, all’epoca 16enne e residente nel Pesarese, era diventato impossibile: nella comunità siciliana in cui era inizialmente seguito ne aveva combinate di ogni. Aveva molestato un’operatrice, le aveva sottratto le chiavi per scappare con la sua auto e in un’altra occasione aveva minacciato un dipendente della struttura con un paio di forbici per farsi consegnare i soldi da spendere al bar. Per questo i responsabili della comunità avevano deciso di chiederne il ricovero presso il Spdc (Servizio psichiatrico di diagnosi e cura) del Carlo Urbani (il più vicino alla sua città d’origine), da cui era stato dimesso dopo una ventina di giorni. Era solo l’inizio di un’odissea: il ritorno in Sicilia, poi il trasferimento alla comunità terapeutica di Cuneo (oggi non più esistente) dove lavoravano i 3 imputati e dove il giovane avrebbe ripreso a dare segni di scompenso. Un giorno, infatti, avrebbe convinto altri pazienti ad inalare con lui un farmaco per sballarsi, ma il clou lo raggiunse quando aggredì un coetaneo durante una lite.