ANCONA - «Li abbiamo visti correre, urlare. Poi sono arrivate le pattuglie dei carabinieri e della polizia e a quel punto è scattato il fuggi fuggi. Non credo li abbiano presi». No, le indagini sono in corso, ma negli occhi dei gestori del luna park è ancora vivo il ricordo della rissa scoppiata qualche giorno prima di Natale in piazza d’Armi. Un ragazzo di 16 anni d’origine asiatica è finito all’ospedale, ferito alla testa da un colpo sferrato da un giovane del Bangladesh armato di mazza. Era intervenuto per difendere una ragazzina di 14 anni, presa di mira con avance insistite e pesanti apprezzamenti.
I bulli - meglio ancora: delinquenti - gliel’hanno fatta pagare.
Un pestaggio che poteva avere conseguenze peggiori. Ora è caccia ai ragazzini terribili che seminano paura al Piano (e non solo), imponendo la legge del più forte. «Speriamo si tengano alla larga dalle nostre attrazioni perché rischiano di farci danni e rovinare la nostra immagine - dicono i gestori del luna park -. Qui ci sono famiglie e bambini, certi episodi potrebbero spingerli ad allontanarsi. E invece no: vogliamo ribadire che noi non c’entriamo nulla con questi ragazzi». Baby (ma neanche troppo) delinquenti, quasi tutti d’origine straniera - italiani di seconda generazione, come si usa dire - che non si limitano ad alimentare focolai di violenza, ma si dedicano anche a furti e atti di teppismo. Ne sa qualcosa Roberto Gioacchini, titolare del Sì con Te di piazza d’Armi. Più volte li ha visti entrare nel supermercato, intenti a rubare merendine e bibite dagli scaffali.
«Entrano in gruppi di 5-6 e ci provano sempre - racconta -. Tra loro ci sono italiani, ma soprattutto stranieri, anche se magari parlano in dialetto anconetano. Ormai abbiamo imparato a tenere gli occhi ben aperti: come arrivano, drizziamo le antenne e osserviamo cosa fanno». La mascherina è un optional. «Quando chiediamo loro di indossarla, rispondono male - aggiunge Gioacchini -. Ma qui per fortuna la situazione è ancora gestibile, nulla a che vedere con quello che è successo in centro negli ultimi mesi». Tuttavia, meglio prevenire che curare. La ricetta è una sola: «Più controlli. Basterebbe qualche passaggio in più da parte delle forze dell’ordine per garantire a tutti maggiore sicurezza e tenere a bada questi gruppi di giovani su di giri».