Ancona, rissa in campo: 29 squalificati
e le due squadre perdono a tavolino

Ancona, rissa in campo: 29 squalificati e le due squadre perdono a tavolino
di Stefano Rispoli
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Venerdì 9 Novembre 2018, 04:25
ANCONA - La partita era quasi finita. Quasi. Minuto 93 e 35 secondi: nel tentativo di arpionare il pallone, l’attaccante ospite interviene in modo energico sul portiere di casa che schiva l’urto e reagisce con un calcio sulla schiena dell’avversario. Si scatena il parapiglia. Intervengono tutti, volano spintoni, insulti, minacce. «Nulla di grave», ridimensioneranno poi i dirigenti delle due società. Ma l’arbitro nel referto parla di «rissa pressoché generale» con possibile pericolo per la sua incolumità. Così, dopo 4’ di attesa, sul risultato di 3-3, Luca Manfredi, 25enne della sezione di Ancona, fischia la fine anticipata della partita del campionato di Terza Categoria, giocata domenica scorsa a Vallemiano, anche se mancava una manciata di secondi allo scadere del recupero. Tutti sconfitti: 0-3 a tavolino sia all’Atletico Ponterosso sia all’Aquila, squadra multietnica composta per lo più da nordafricani e albanesi. Ma la vera sorpresa c’è stata leggendo il comunicato del giudice sportivo che ha squalificato ben 29 tesserati, fra cui due massaggiatori (fino al 28 novembre) e 27 giocatori (11 del Ponterosso e 16 dell’Aquila) per un totale di 56 giornate di stop, oltre all’ammonizione con diffida per allenatore e presidente dell’Aquila. Un record.
  
«In tanti anni non ho mai visto niente di simile» commenta Elvio Rocchi, delegato provinciale della Lnd Ancona. «L’arbitro ha applicato il regolamento: ha considerato tutti espulsi e ha interrotto la gara ritenendo che non ci fosse più il numero minimo di giocatori in campo, 7 per parte. Ha osservato tutto da centrocampo ed è stato molto preciso, indicando nomi e cognomi di chi ha partecipato alla rissa. Certo, è un provvedimento raro, ma legittimo». Che penalizza in particolare L’Aquila, costretta a tesserare in fretta e furia nuovi calciatori per presentarsi alla prossima partita. Una rissa da saloon, a leggere il referto, secondo cui al 94’ «a gioco in svolgimento, due giocatori venivano alle mani picchiandosi reciprocamente»: erano il portiere Mohsen Ben Ahmed e l’attaccante Jacopo Consolazio (3 giornate ciascuno), ma quest’ultimo nega di aver reagito al calcione. «Non appena l’arbitro interrompeva il gioco, si accendeva una rissa pressoché generale coinvolgente i tesserati di entrambe le squadre, puntualmente identificati dal direttore di gara, il quale, nell’impossibilità di notificare le conseguenti espulsioni, nonché nella considerazione che tali provvedimenti non avrebbero consentito alle squadre di raggiungere il numero minimo di giocatori in campo e infine valutando il possibile pericolo per la propria incolumità, dopo circa 4 minuti di attesa decretava la sospensione definitiva della gara e rientrava negli spogliatoi, mentre la rissa in campo continuava».
Le società, però, ridimensionano. «Il mio portiere ha fatto una sciocchezza, ma non c’è stata nessuna rissa - dice Pali Gjeko, presidente dell’Aquila -. Ci ha squalificato tutti i 16 giocatori in lista, anche i tre già sotto la doccia». Conferma Gabriele Ferretti, dirigente dell’Atletico Ponterosso: «Nella mischia c’erano 8 giocatori, ma non è accaduto nulla che possa giustificare un provvedimento simile: l’arbitro non ha estratto cartellini e solo negli spogliatoi abbiamo capito che aveva deciso di non concludere la partita. Ha squalificato anche un nostro giocatore uscito 20 minuti prima per andare al lavoro...».
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