In bancarella come in gioielleria: prezzi choc per carne, pesce e frutta

In bancarella come in gioielleria: prezzi choc per carne, pesce e frutta
In bancarella come in gioielleria: prezzi choc per carne, pesce e frutta
di Andrea Maccarone
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Giovedì 21 Luglio 2022, 04:00

ANCONA - I prezzi aumentano, i clienti calano. Un’equazione tanto elementare quanto preoccupante per i rivenditori al dettaglio. Il tasso d’inflazione sale vertiginosamente come la colonnina di mercurio in questi giorni di afa tropicale, seppure Ancona si attesti ad un livello medio del 6%.

Ma i rincari applicati dai rifornitori a causa del rialzo dei costi energetici e la scarsità di materie prime per effetto della guerra in Ucraina determinano continue oscillazioni dei prezzi all’origine. E alla tempesta perfetta si aggiunge la siccità che rischia di compromettere il prossimo raccolto. 
Gli effetti 
Sarà per via del grande esodo verso le località di mare, o per la diminuzione del potere d’acquisto di ogni famiglia, fatto sta che ieri mattina il Mercato delle Erbe era semideserto. E sui banchi dei rivenditori i prezzi riportati sui cartellini mostrano prezzi a doppia cifra laddove prima il numero era uno soltanto. Esempio: la frittura di mare in era pre-crisi segnava 5-6 euro al chilo, adesso viene venduta a 12-13 euro. Praticamente il doppio. Un’orata da allevamento è passata da 20 euro al chilo a 23. Sulla carne si viaggia ad un rialzo al consumatore del 30%. Nel reparto ortofrutta si registrano rincari consistenti: le albicocche sono raddoppiate, da 2,50 al chilo a 5 euro. I fagiolini da 5 euro al chilo a 8. Va un po’ meglio sui prodotti da forno. In media il pane viene venduto con un ricarico di 10 centesimi: dai due euro al chilo a 2,10.
Oltre alla tremenda congiuntura del periodo storico, la variabile impazzita che ha determinato un forte aumento dei prezzi nel settore ittico è la guerra della grande distribuzione. «Sono loro che al momento dell’asta del pesce, pur di accaparrarsi un numero adeguato di prodotti per rifornire i ristoranti, sono disposti a pagare prezzi inimmaginabili - spiega Carlo May, rivenditore del Mercato delle Erbe - quindi siamo costretti ad adeguarci anche noi». Col risultato, però, che a fine mattinata le cassette di pesce sono ancora mezze piene. 
Il nodo 
Sulla carne e prodotti da forno è il costo energetico a cui è soggetta la produzione a fare la differenza. «Per non parlare dei mangimi - afferma Mario Calvio del banco carni - per noi l’acquisto è salito addirittura del 100%, ma cerchiamo di contenere il prezzo di vendita al dettaglio rimarcando non oltre un 15% in più rispetto a prima». Lo stesso vale per il pane «che vendiamo a 10 centesimi in più - seguita Laura Barbini, commessa del banco vendita Stacchiotti - la nostra azienda ha voluto attuare una politica di contenimento dei prezzi per agevolare la clientela». Ma la differenza, comunque, si sente.
A versare, invece, in una situazione più difficile sono i coltivatori diretti. Le condizioni climatiche delle ultime settimane sta seriamente rischiando di compromettere il prossimo raccolto. «Per questo i prezzi di verdure e frutta sono lievitati» puntualizza l’agricoltore Flavio Mancini. E le previsioni per il futuro non sono per niente rassicuranti. «Di tre pozzi d’acqua che ho, due si sono seccati - continua Mancini - se va avanti così non pianteremo nulla».

La minaccia, nello specifico, riguarderebbe i prossimi prodotti di stagione: cavoli, spinaci, verze, finocchi, broccoletti. «Anche le zucchine hanno bisogno di acqua settimanalmente - specifica l’agricolotore - perciò i prezzi potrebbero salire alle stelle».

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