Rientro e trasporti, caos scuola: orari scaglionati, ingressi distanziati. L'ordinanza prefettizia c'è, ma è da rifare

Un autobus affollato da studenti
Un autobus affollato da studenti
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Martedì 29 Dicembre 2020, 06:20

ANCONA - Didattica in presenza al 50% dal 7 al 15 gennaio. Lo ha deciso il Ministero della Salute. E poi? La misura verrà prorogata ulteriormente con il prossimo Dpcm? Oppure si salirà al 75%? Il guazzabuglio normativo dovuto all’emergenza Covid non fa sconti: anche la Prefettura ora si vede costretta ad aggiornare l’ordinanza con cui il 23 dicembre imponeva alle scuole superiori della provincia uno scaglionamento dell’orario di entrata e uscita distanziato di almeno 2 ore per il 20% della popolazione studentesca, pari a circa 17mila alunni. 

 

Ordinanza emanata poche ore prima del decreto firmato dal ministro Speranza che, di fatto, l’ha superata e costringe le parti coinvolte a rivedere l’intera programmazione. Ieri pomeriggio si è tenuto l’ennesimo tavolo tra Prefettura e Ufficio scolastico regionale. Oggi verranno resi noti i contenuti dell’accordo. L’ordinanza-bis del prefetto Antonio D’Acunto terrà conto delle lezioni in presenza al 50% e, dunque, probabilmente sarà più morbida su restrizioni e le misure di sicurezza. Lo scaglionamento degli orari slitterà probabilmente alla settimana del 18 gennaio, salvo nuovi provvedimenti governativi e sempre che la didattica in presenza venga portata al 75%. Nel qual caso, le scuole sono state messe in preallerta. A tutti gli istituti superiori di Ancona e provincia è stato ordinato di «garantire che almeno il 20% della popolazione studentesca, ponderata considerando il contingentamento del 75% previsto per la didattica in presenza, effettui un orario di entrata/uscita distanziato di almeno 2 ore rispetto all’orario ordinariamente vigente». 

Le scuole superiori di Ancona, Falconara, Jesi, Fabriano, Loreto, Osimo e Senigallia dovranno osservare «due ingressi scaglionati con un intervallo temporale di almeno 2 ore»: in sostanza, uno alle 8 e uno alle 10. Rispetto alle previsioni iniziali, che parlavano di una differenziazione degli ingressi di due ore e mezzo per il 50% degli studenti della provincia, è un passo avanti, ma i presidi sono sempre in fibrillazione. Resta irrisolto il nodo dei pasti. Entrare alle 10 significa uscire non prima delle 14. Si chiederà agli istituti comprensivi di riaprire le mense, in un periodo in cui bar e ristoranti sono chiusi per il Covid? Oppure si suggerirà agli studenti di portare un panino da casa? Ma in quel caso, chi garantirà i controlli per evitare il rischio di contagio? L’ideale è organizzare una turnazione che consenta di evitare comunque la consumazione del pasto in classe, magari integrando le ore perse in presenza con la didattica a distanza: un risiko organizzativo che richiederà uno sforzo non indifferente ai presidi. 

E poi c’è il rebus dei trasporti, altro fronte caldo del rientro a scuola previsto per il 7 gennaio. Nell’ordinanza della Prefettura del 23 dicembre si prende atto che i gestori del Tpl Atma e Contram «rendono operativi 29 mezzi (26 per Atma e 3 per Contram) aggiuntivi rispetto all’attuale parco circolante, destinandoli alle esigenze di trasporto degli studenti delle scuole secondarie superiori di secondo grado». I 29 bus si sommano ai 32 già messi a disposizione a settembre che vanno a incrementare il parco circolante composto da 376 unità e ai mezzi a noleggio: il Comune di Ancona, ad esempio, ne ha già prenotati 15. 

Il servizio andrà organizzato «in maniera coerente con la doppia turnazione degli orari di avvio delle attività didattiche».

Alle aziende è stato chiesto di potenziare l’attuale dotazione di steward con l’impiego di ulteriori 20 unità a bordo dei bus. I Comuni, invece, sono stati sollecitati a mettere a disposizione volontari della Protezione civile presso le fermate, dove andrà rafforzata la presenza della polizia locale. Al Comune di Ancona è stato chiesto anche di ampliare gli spazi di stazionamento nelle fermate più affollate. Ma predisporre un piano senza input certi dall’alto è complicato. «Noi stiamo elaborando due prospetti, a seconda che la didattica sia al 50% o al 75% - spiega Muzio Papaveri, presidente di Conerobus -. Indicare adesso un numero preciso di mezzi da mettere a disposizione è impossibile: monitoriamo costantemente le notizie da Roma per essere pronti a cambiare in corsa i progetti». 

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